Vasta operazione dei Carabinieri dei trenta Comandi Stazione della provincia di Terni e del Nucleo Ispettorato del Lavoro per contrastare l’indebita percezione del “reddito di cittadinanza”. Dallo scorso marzo i militari – con una sinergica attività informativa tra le Stazioni del Comando Provinciale e l’articolazione del comparto di specialità dell’Arma, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Terni, con l’ausilio della Direzione Provinciale dell’INPS e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro del capoluogo umbro – hanno avviato una serie di approfonditi accertamenti volti a verificare la sussistenza, in capo ai percettori, dei requisiti necessari alla ricezione del reddito di cittadinanza. Grazie ad un’indagine anagrafica e reddituale su svariati nuclei familiari per definirne l’effettiva composizione ai fini ISEE, è emerso che nove percettori non avevano i requisiti iper ricevere il reddito di cittadinanza, sia per aver dichiarato falsamente la composizione del nucleo familiare sia per non avere la residenza in Italia da almeno dieci anni. A seguito di attività ispettiva mirata è stato possibile riscontrare, nel comune di Terni, che due percettori di reddito di cittadinanza erano stati impiegati in attività lavorativa “in nero”, eludendo così l’obbligo di comunicazione dello stato lavorativo all’INPS, che ne ha disposto immediatamente la revoca. Nel medesimo contesto sono state sottoposte a provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale le due società che avevano alle dipendenze i due percettori di reddito di cittadinanza sorpresi al lavoro “in nero”. In un piccolo comune della provincia di Terni è stato possibile riscontrare in seno ad un nucleo familiare la presenza di un percettore recluso da mesi in carcere per gravi reati contro la persona. Da ulteriori accertamenti è risultato che un percettore del sussidio, di fatto uno pseudo-imprenditore che aveva svolto delle attività lavorative in provincia di Terni, pur risultando “nullatenente” e senza fissa dimora, era in realtà amministratore e liquidatore di sei società e proprietario di una settima società, detentore di quote pari a 30.000 euro. Sono stati sottoposti a verifica al momento circa cinquanta nuclei familiari con componenti in stato detentivo oppure sottoposti a misura cautelare personale, di cui dieci sono stati segnalati per l’immediata sospensione del reddito di cittadinanza, in considerazione che la misura cautelare si sovrapponeva al periodo di erogazione del sussidio. Complessivamente, al termine di questa prima tranche di accertamenti, sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria ternana quattordici persone, per le quali è stato immediatamente revocato il reddito di cittadinanza con efficacia retroattiva, per un importo quantificato in 60.000 €, ossia l’importo indebitamente percepito.
Per alcuni “furbetti” il reddito di cittadinanza ha rappresentato un assegno sicuro che è stato percepito malgrado l’assenza dei requisiti, avendo dichiarato false condizioni patrimoniali o lavorative perché tutto si basa su un’autocertificazione che rimanda alla dichiarazione sostitutiva unica, da cui viene calcolato il reddito e l’ISEE. In tale modo gli indebiti percettori hanno causato, come è emerso con tutta evidenza dagli approfondimenti informativi ed investigativi dei Carabinieri di Terni, un ingente danno erariale.