DI RAFFAELLO FEDERIGHI, membro del coordinamento regionale di FORZA ITALIA
Si dice che la realtà superi talvolta la fantasia, nel caso delle vicende ternane sicuramente la cronaca non fa cogliere ai cittadini, le vere vittime, che siamo di fronte ad una farsa, con tutte le caratteristiche della tragedia, peraltro ampiamente annunciata.
Storicamente, dal dopoguerra a oggi, le istituzioni comunali di Terni, salvo i sette anni della gestione del mai abbastanza rimpianto Sindaco Ciaurro, sono state guidate dalla sinistra, nelle sue diverse accezioni (partito comunista, democratici di sinistra, partito democratico) e nelle sue molteplici sfumature (rifondazione comunista, comunisti italiani, sinistra ecologista, Italia dei valori ecc.). Sono quindi evidenti due punti fondamentali:
-l’alternanza, che è la base di ogni democrazia, a Terni, sostanzialmente, non c’è stata (su 71 anni, dal 1946 in poi, il Comune di Terni è stato guidato dalla sinistra per 64 anni);
-l’amministrazione Di Girolamo è al secondo mandato e segue il decennio di Raffaelli, quindi circa venti anni ininterrotti di amministrazione di sinistra; pertanto, meriti e responsabilità sono addebitabili esclusivamente a questo tipo di gestione, fortemente caratterizzata da schemi ideologici e logiche consociative, ma molto carente sul piano dei principi di una corretta amministrazione.
Chiarito quanto sopra, ad evitare ogni equivoco sulle reali responsabilità, nel 2016, dopo averlo strenuamente negato, l’amministrazione comunale ammette l’esistenza di 58 milioni di debiti, oltre a 11 milioni fuori bilancio; occorre osservare che il fatto era da tempo ben conosciuto e che la cifra indicata probabilmente sottostima la vera entità del debito.
In disparte, si sottace che un’amministrazione pubblica, in quanto tale, dovrebbe avere il bilancio in pareggio, ma questa norma è praticamente dimenticata dalla finanza creativa di sinistra e infatti, nell’ordine, Comune di Terni, Regione Umbria e Stato Nazionale, sono oberati da debiti che nessuno è in grado di pagare e prossimi al default.
Comunque, il politburo ternano, dopo averlo ammesso, sia pure a denti stretti, gonfia il petto e si attribuisce il merito della trasparenza (siamo così bravi che ve lo diciamo; in realtà nessuno avrebbe continuato a certificare bilanci fittiziamente rassicuranti, quindi sono stati costretti a dichiarare la voragine debitoria), non solo, si attribuisce autonomamente la capacità e il diritto di risolvere il problema (con la nostra amministrazione e le sue riconosciute capacità (sic!!!), ce la faremo…), in pratica siamo di fronte ad un piromane che chiede di diventare Vigile del Fuoco!
Da qui in avanti la cronaca registra le tappe della vicenda. Il 28/10/2016 un confuso Consiglio Comunale, con la delibera 430, vota un fantasioso piano di riequilibrio finanziario, subito sbandierato come la soluzione a tutti i mali e che sarà sicuramente approvato. Non andrà così: nell’estate del 2017, la competente commissione del Ministero dell’Interno lo definisce non conforme alle normative e poco dopo, il 14/7/2017, la sezione regionale della Corte dei Conti boccia il piano di riequilibrio. Il Comune preannuncia un ricorso, o magari un nuovo piano, intanto il tempo passa, le poltrone e gli stipendi sono salvi, il resto si vedrà…
Nel merito di questo eccepibile rimedio al disastro, sarebbe sufficiente rilevare che l’attuale amministrazione, per tentare di risolvere la situazione provocata dalla propria incapacità, intende alienare fette consistenti del patrimonio cittadino (farmacie comunali, Villa Palma ecc.), rendendo così la città ancora più povera e priva di garanzie reali per serie azioni di riordino delle finanze, che qualcuno, prima o poi, dovrà fare. Peraltro, un’amministrazione dovrebbe sempre considerarsi temporanea e vincolata a lasciare a chi la sostituirà una situazione migliore e non peggiore. Da ultimo, si arriverà inevitabilmente al fondo di rotazione con l’adozione del tetto massimo della fiscalità cittadina e l’omicidio premeditato e sciagurato dell’economia locale.
Concomitanti alla debacle dell’economia cittadina ci sono le inchieste giudiziarie di natura penale, per reati molto gravi, come la turbativa d’asta (353 c.p.) e la falsità ideologica del pubblico ufficiale (479 c.p.), che hanno visto destinatari di gravi provvedimenti il Sindaco, la maggior parte degli Assessori e numerosi tra dirigenti e funzionari.
Premesso che il garantismo è un atteggiamento etico fondamentale in una cultura giuridica democratica, tutti costoro sono da considerare innocenti fino a sentenza di condanna definitiva. Tuttavia, il dato che emerge dalle inchieste in corso è la prassi costante, delle varie amministrazioni di sinistra, di favorire, in disprezzo di norme e procedure, soggetti giuridici a loro contigui, come le varie cooperative, in un perverso intreccio di voti e denaro finalizzati al mantenimento del potere.
Se questo dissennato modo di governare provoca il collasso delle finanze comunali, pazienza per i cittadini, che si devono sentire soddisfatti e tacitati per il solo fatto di essere governati, preferibilmente per sempre, dalla sinistra, unica depositaria del verbo e detentrice di una superiorità morale indiscutibile rispetto a ogni altro soggetto politico.
Disastro economico e situazione giudiziaria quantomeno imbarazzante, dovrebbero essere più che sufficienti per indurre i responsabili a farsi rapidamente da parte, tuttavia, collateralmente alle cause di cui sopra, ci sono i risultati, allucinanti, sotto gli occhi di tutti, di questa incapace gestione. Girando per le strade di Terni, vediamo branchi di profughi, frutto di una politica di accoglienza inconsulta, che si aggirano senza nulla fare, ma ben vestiti e nutriti, dotati di telefoni di ultima generazione e privilegiati verso i nostri stessi concittadini rispetto a qualsiasi politica sociale e questo, sia chiaro, oltre che inammissibile, è infinitamente stupido.
Sullo sfondo, l’infinito elenco di opere incompiute, di spreco di denaro pubblico, di perdita di beni comuni. Non si possono dimenticare il progetto fallito della metropolitana Terni-Cesi, la chiusura delle facoltà universitarie di Scienze Politiche e Dams, il mai aperto teleriscaldamento con il vapore dell’Ast, la chiusura dell’Isrim, degli Studios di Papigno, del centro multimediale, dei parchi pubblici di via Rosselli e di Cardeto, il degrado dell’ex Mercato Coperto, del campo scuola, la casa delle musiche inaugurata per ben tre volte e mai aperta, la bocciatura della cascata delle Marmore patrimonio Unesco (proposta del 2012, respinta nel 2016), la bufala costosa di Terni capitale della cultura, peraltro con biblioteca in cui ci piove dentro, o il fantomatico centro di ricerche sulle staminali. In compenso, gli inceneritori privati di Maratta funzionano benissimo e concorrono a produrre crescenti percentuali di ammalati, così come in netto aumento sono lo spaccio, le risse e i reati per le vie cittadine. Come siamo messi nell’elenco delle città in cui si vive meglio? Siamo al numero 73 su 110; magari qualche amministratore si riterrà soddisfatto…
Non voglio infierire, tuttavia quanto sopra è reale, non è accaduto per colpa del destino cinico e baro, ma per la persistente incapacità degli amministratori ternani, beninteso quelli con ideologia sinistra.
Ormai è chiaro, al di là dei teatrini e del tatticismo, da soli non se ne andranno di certo, convinti che se affondano loro, deve naufragare tutta la città. L’indignazione popolare d’inizio estate, colpevolmente, non è stata gestita e diretta dalle forze dell’opposizione che, a scanso di ogni equivoco, dovrebbero avere, come obiettivo principale, mandare a casa la sinistra e governare, sperabilmente meglio.
Inutile piangere sul latte versato, ma occorre darsi da fare, come diceva Papa Wojtyla, passare dalla protesta alla proposta. Se la sinistra pensa di averci imprigionato, è un nostro diritto rompere le catene ideologiche ed evadere. Siano aperti gli stati generali delle forze alternative alla sinistra, sia data voce, in un pubblico dibattito, a forze nuove, fresche, capaci di amministrare la città. Dicano cosa vorrebbero fare se eletti, in quanto tempo, con chi. Siano illustrati i progetti, questi siano dibattuti in un confronto sano e rispettoso, sia elaborato un modello di governo e con quello ci si presenti alle urne.
Questo devono fare i comitati cittadini, le associazioni, tutte le forze politiche alternative a questa sinistra incapace, dannosa e sconfitta dalla storia e lo devono fare subito, a pena di essere considerate superflue e di lasciare il campo a demagoghi, stregoni, venditori di fumo, inventori di cose che non servono a niente, poeti per necessità, tutti in cerca di una scusa per non lavorare ed essere mantenuti dalla comunità.
Le elezioni ci saranno, prima o poi, questo è certo come che il sole domani sorgerà, rimane da capire se esse serviranno veramente a cambiare finalmente in meglio o saranno un’altra occasione perduta e a pagare verrà chiamata sempre la gente comune, che però ha la memoria lunga e una pazienza ormai agli sgoccioli.