Al fine di contrastare il vergognoso abbandono di rifiuti in località del comune di Terni, il Nucleo Carabinieri Forestale di Terni ha continuato a mettere in atto specifici servizi di pattugliamento e di indagine riuscendo in quattro casi ad individuare i responsabili e a denunciarli all’Autorità Giudiziaria, con l’attivazione delle procedure previste per legge finalizzate alla successiva rimozione dei rifiuti per il loro corretto smaltimento.
In località La Forca nei pressi del Parco Villalago è stato rinvenuto un cumulo di rifiuti speciali di circa due metri cubi, costituiti da residui di demolizione e costruzione edilizie, abbandonato in un terreno; le indagini hanno portato all’individuazione del responsabile, un artigiano edile che, nell’intento di sfuggire ai necessari costi legati al corretto smaltimento dei rifiuti prodotti dalla sua attività, ha pensato bene di smaltirli su un’area pubblica in contrasto con le norme che tutelano l’ambiente.
Anche in località Canale di Piediluco è stato rinvenuto un cumulo di rifiuti speciali (in parte pericolosi) di circa dieci metri cubi, costituiti da frammenti di una cisterna di eternit, rifiuti indifferenziati, plastica, legno, metallo, documenti cartacei, abbandonato nelle adiacenze della strada provinciale; le indagini hanno portato all’individuazione del responsabile, il titolare di una ditta di traslochi, che dopo aver svuotato due appartamenti aveva smaltito tutto il materiale abbandonandolo su di un terreno e pensando di farla franca, aveva perfino consegnato ai proprietari una falsa attestazione di trasporto dei rifiuti.
A Maratta, è stato rinvenuto un cumulo di rifiuti non pericolosi di circa tre metri cubi, costituiti da documenti cartacei, mobilio, rifiuti plastici e metallici; le indagini hanno condotto all’individuazione del responsabile che, come nel caso precedente, dopo aver provveduto a svuotare un appartamento, ha abbandonato tutto il materiale su di un terreno.
Infine, a Larviano, all’interno di un’area boschiva, è stato rinvenuto un cumulo di rifiuti speciali di circa tre metri cubi, costituiti da pneumatici e camere d’aria fuori uso di biciclette; le indagini hanno portato all’individuazione del responsabile, il titolare di un’officina per la riparazione di biciclette, che invece di smaltire i copertoni usati tramite l’apposito consorzio, li abbandonava nell’ambiente.