Molte persone hanno conosciuto Palmira nel momento più triste della sua storia, quando tra il 2015 e il 2016 fu duramente attaccata dalle milizie dell’ISIS. Le drammatiche immagini di quei danneggiamenti fecero il giro del mondo: un orrore senza fine. In quel sito di immane importanza – che annovera i più antichi ritrovamenti di insediamenti umani risalenti a 75.000 anni fa, crocevia di culture nel corso dei secoli successivi – furono distrutti gran parte della Città Vecchia, i templi di Bel e di Baalshamin, l’Arco di trionfo e le colonne nella Valle delle tombe. Le preziose rovine greco-romane, dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, sbriciolate senza pietà. A questo inestimabile tesoro di arte e cultura il Gruppo Archeologico D.L.F.di Terni ha dedicato una conferenza dal titolo “Ritorno a Palmira”, invitando nella Sala del Caffè Letterario della biblioteca comunale Claudia Tempesta, funzionario archeologo presso il Parco Archeologico di Ostia Antica nonché specializzata in Archeologia delle Province Romane.
“Abbiamo trattato un inedito connubio tra storia e realtà – ha sottolineato Maria Cristina Locci responsabile del Gruppo Archeologico – su quel tema purtroppo così attuale dell’archeologia ferita da saccheggi ed azioni distruttive da parte dei terroristi verso quei siti presso zone interessate da guerre ed instabilità politica, straziante per quell’accanimento ideologico così efferato. Una sorta di viaggio tra antico e presente, rievocando l’unicità di tale città patrimonio Unesco, sempre così estremamente viva pur trovandosi nel cuore del deserto, tanto da giungere a noi con tutto il peso della sua perennità. La dottoressa Tempesta ci ha trasportato in quel “museo dell’eternità” in cui le testimonianze di quel nobile passato, quando la “perla del deserto” rappresentava il simbolo grandioso del passaggio dei romani in quelle lande del Medio Oriente, sono state ormai distrutte dalla follia della guerra e dal saccheggio, tanto da annientare arte, storia e preziose emozioni”.
“Molto, purtroppo, è stato distrutto – ha detto Claudia Tempesta – e questo ci interroga anche sulla nostra capacità di mantenere il patrimonio che abbiamo, ma molto c’è ancora, molto può essere documentato, recuperato e ricostruito. Uno sforzo difficile, ma necessario per recuperare un pezzo della nostra identità e ricostruire il significato profondo di Palmira, una città nata, cresciuta e sviluppata sull’integrazione fra popoli, culture e religioni diverse. È un simbolo oltre che un patrimonio straordinario dell’umanità tutta. Palmira di distruzioni ne ha subite tante nel corso della sua lunga storia, questa è l’ultima, ha concluso il funzionario archeologo, ma ogni volta è rinata dalle sue ceneri. Credo e spero, con il contributo di tutti, che possa farlo ancora.”