C’è una Terni sotterranea tutta da scoprire. E’ quella che ha vissuto la terribile esperienza della guerra. Testimonianze di quei tempi, i rifugi antiaerei, sono diffuse e non accessibili. In città ce ne sono almeno cento, alcuni dei quali sono in fase di esplorazione ad opera del Cai. L’intenzione sarebbe quella di renderli nuovamente fruibili e per sollecitare le istituzioni in tal senso all’Archivio di Stato Cai di Terni e Gruppo Grotte Pipistrelli hanno allestito la mostra “Terni sotterranea 1939-1945”.
«Il nostro tentativo – spiega il ricercatore e storico Angelo Bitti – è di far ripartire un’iniziativa che già circa 10 anni fa era iniziata grazie ai ragazzi del CAI del gruppo Pipistrelli e all’Isuc, che è quella di rendere fruibili alcuni rifugi che quegli stessi ragazzi stanno riscoprendo e rendendo fruibili, tutto gratuitamente, tutto grazie al volontariato. Nel 2016, il giorno della liberazione di Terni, il 13 giugno, si sono aperti questi rifugi e abbiamo avuto un ottimo riscontro di pubblico, parliamo di un’apertura di 3 giorni con circa 500 utenti. In altre città europee il tema della città sotterranea, anche legandola alla storia tragica della guerra, affascina».
E potrebbe essere un ottimo volano per il turismo. Ma non va sottovalutato il valore del ricordo delle atrocità che la guerra comporta.
«La città di Terni nel corso della seconda guerra mondiale è stata una delle più pesantemente bombardate, ha aggiunto Bitti, ha pagato un prezzo di circa 1000 morti e ha avuto 57 bombardamenti tra l’11 agosto del 1943 e il 13 giugno del 1944, praticamente il 75% delle case del centro storico sono stati distrutti o danneggiati».
E quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla fine della guerra
«E’ importante – rimarca Paolo Boccaccini referente Cavità Artificiali Gruppo Grotte Pipistrelli – far capire quanto è brutta la guerra, cosa comporta per la popolazione e soprattutto bisogna evitare che si ripetano questi eventi. Noi abbiamo esplorato una serie di rifugi trovandovi documenti del 1940 conservati in questo Archivio di Stato. Questa documentazione è importante proprio per far capire come viveva la gente dentro i rifugi sotto un bombardamento, con privazioni con limitazioni. Dobbiamo parlarne per non dimenticare quello che e’ successo 80 anni fa».
La mostra resterà aperta fino al 30 maggio.