A 26 anni dalla scomparsa del maestro Aurelio De Felice l’archivio di Stato di Terni ha voluto ricordarlo con una conferenza dal titolo “Sulle orme del Maestro. Aurelio De Felice 1915-1996″ ed una mostra di documenti inediti tratti dall’archivio privato dell’artista donato dalla famiglia all’Istituto nell’anno 2017.
La figura dell’illustre artista è stata approfondita dal critico d’arte Paolo Cicchini e dallo storico dell’arte Francesco Pullia.
“Per definire Aurelio De Felice come artista, ha affermato Cicchini, direi che bisogna usare un aggettivo e l’aggettivo in questione è universale perché è un artista che è stato sempre coerente e adeguato al proprio tempo. Aurelio De Felice vive l’esperienza della ‘Scuola Romana’ in maniera mirabile. Abbiamo le sue grandi opere di quella ‘Scuola Romana’ per la quale meriterà di essere definito, da Marco Valsecchi, l’enfant prodigie e poi Federico Zeri proprio alla luce delle opere che realizzerà in questo particolare periodo, sino al 1940, ha avuto modo di dire di lui ‘grande scultore del suo tempo’. De Felice è un artista universale. La fortuna grande per questa città è che questo artista lo abbiamo avuto a casa nostra, l’abbiamo avuto come un seme di cultura che è germogliato e ci ha regalato la possibilità di un grande museo di arte contemporanea. La sua collezione di arte di arte contemporanea e mi riferisco ad esempio alle grafiche del Novecento che è la quarta o quinta collezione esistente in Italia. Aurelio però meriterebbe di essere valorizzato anche nel segno di Orneore Metelli, uno dei primi cinque grandi artisti primitivi, come fu definito da Mario Praz e come è stato detto nel 1969 quando a Bratislava è stato considerato tale. Quindi dobbiamo portare Metelli fuori dal nostro territorio e dobbiamo nel contempo farlo accompagnare, come una sorta di gemello, di gemello del mondo dello spirito, da De Felice.”
“Aurelio De Felice è stato un protagonista del Novecento artistico italiano e non solo. Costituisce a mio avviso, ha dichiarato Pullia, un ponte per l’Europa perché, in tempi non sospetti, ha cercato di allargare la visuale avendo contatti con i maggiori artisti. Penso soprattutto al periodo parigino in cui ebbe contatti con Picasso, con Severini e tanti altri. Quindi è stato non solo un protagonista, è stato uno scultore, un pittore, è stato un poeta e soprattutto è stato un animo estremamente sensibile, malinconico, amico di Vincenzo Cardarelli che conobbe nel periodo romano frequentando Pericle Fazzini, frequentando gli artisti del gruppo della ‘Scuola Romana’. È stato un anti accademico, è stato un uomo che ha seguito la propria vocazione e questo è estremamente importante. I giovani devono prendere come punto di riferimento autori come Aurelio De Felice che hanno seguito sempre se stessi, il proprio dettato interiore, senza lasciarsi strumentalizzare da mode e dall’effimero. In questo è la grandezza di Aurelio, nell’essere se stesso, essere stato un uomo estremamente aperto e quindi un uomo di frontiera. Credo che la città, il territorio debbano moltissimo ad Aurelio De Felice per ciò che ha fatto, per ciò che ha dato e voglio ricordare, tra l’altro, che è stato il creatore dell’Istituto Statale d’Arte di Terni”.
Aurelio De Felice nato a Torre Orsina il 29 ottobre 1915 si forma all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale di Terni frequentando la cosiddetta “sezione artistica” per ebanisti-intagliatori (1928-1929) e dopo la fine della scuola entra a lavorare per alcuni mesi nella Fabbrica d’Armi. Abbandona presto questo lavoro e a 17 anni si trasferisce a Roma dove nel 1933 conosce lo scultore Pericle Fazzini (1913-1987) – del quale diventa aiutante all’interno del suo studio – e il pittore Luigi Montanarini (1906-1988).
Nel 1936 riesce ad entrare nell’Accademia delle Belle Arti di Roma grazie al sostegno di un mecenate che ne aveva apprezzato le opere scultoree, le quali si inseriscono, per le loro caratteristiche, nell’ambito della cosiddetta Scuola Romana di matrice espressionista. Dopo il diploma, nel 1940, ottiene l’incarico di professore assistente nella stessa Accademia delle Belle Arti e sempre nel 1940 vince il primo premio partecipando al concorso nazionale di scultura con l’opera “Adolescente con l’ocarina”. Contestualmente allestisce a Roma la sua prima mostra personale presentata da Renato Guttuso. E’ in questo periodo che entra in contatto con numerosi artisti, critici e poeti come Renato Guttuso, Giuseppe Ungaretti e Vincenzo Cardarelli.
Dopo la guerra organizzerà mostre in Germania, Svizzera e Francia. Nel 1950 fonda la Scuola d’Arte Italiana a Parigi, con Gino Severini, su incarico del Ministero degli Affari Esteri che manterrà fino al 1955. Questi sono gli anni in cui entrerà in contatto con personaggi del mondo artistico di rilevanza internazionale come Pablo Picasso, Jean Cocteau, Marc Chagall, Fernard Léger, Alberto Giacometti, Constantin Brancusi, Mark Tobey e molti altri. Dopo quest’esperienza tornerà in Italia e verrà incaricato di dirigere la Scuola d’Arte di Acqui Terme e nel 1958 quella di Volterra, per poi fondare nel 1961, su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, l’Istituto Statale d’Arte “Orneore Metelli” di Terni di cui fu il direttore fino al 1978.
La mostra documentale a Palazzo Mazzancolli sarà visitabile fino all’8 luglio.