“Ci tenevamo a dare un segnale di attenzione a Terni”.
Così il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani presentando a Terni, insieme ai deputati azzurri Giorgio Mulè e Raffaele Nevi, le proposte del partito azzurro per la filiera dell’acciaio dopo aver preso parte all’incontro con i parlamentari italiani eletti in Umbria organizzato dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici di Terni, dopo l’annuncio della vendita di Ast da parte di ThyssenKrupp e la proclamazione dello stato di agitazione.
“Il sito di Terni va inquadrato in un contesto nazionale in difesa dell’acciaio. Io ritengo che la qualità del prodotto ternano, che forse è la migliore in Europa, vada tutelata. Servono imprenditori privati, seri, credibili, affidabili, che diano una prospettiva a questo sito”.
In merito all’interessamento del gruppo Marcegaglia all’Ast l’onorevole Raffaele Nevi si è detto contento.
“Più interessati ci sono, soprattutto se italiani, meglio è. Dopodiché bisogna essere molto accorti perché quello che conta sarà il progetto che il gruppo metterà in campo. Bisogna fare una valutazione molto attenta e rigorosa nella speranza che ThyssenKrupp voglia fare in modo che la cessione vada ad un gruppo industriale che abbia un futuro, per dare anche alla città quelle garanzie di stabilità e serenità, necessari dopo tanti anni di incertezze.”
Il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha poi parlato delle proposte elaborate per la filiera dell’acciaio.
“Ci siamo fatti carico del grido di dolore dell’Italia che produce ed abbiamo lavorato – ha detto Tajani – ascoltando e mettendo in campo la nostra esperienza. Vogliamo rilanciare e il settore siderurgico con interventi mirati per tutte le filiere connesse. Quindi proponiamo quattro piani per la ripartenza: casa, edilizia, infrastrutture, automotive”.
Rispetto alla filiera dell’acciaio in senso macro la proposta di Forza Italia è quella di attivare un tavolo immediato per affrontare tutti i problemi di competitività che le imprese hanno per competere nella partita globale. Serve in sostanza un grande e strutturale piano strategico per la produzione di acciaio in Italia cercando di ridurre il più possibile la nostra dipendenza dall’estero. L’Italia, che si posiziona all’undicesimo posto nella classifica mondiale e al secondo posto in Europa, lo scorso anno ha prodotto 23,2 milioni di tonnellate di acciaio rispetto alle 24,5 del 2018 segnando un – 5,3%; i primi mesi del 2020 hanno confermato il trend negativo registrando un risultato produttivo pari a -2,9%.
Partendo dal presupposto che 1 miliardo investito nell’edilizia e nelle ristrutturazioni genera 3 miliardi
di ulteriore reddito, crea soprattutto 17.000 posti di lavoro, 11.000 nelle costruzioni e 6.000 nell’indotto, Forza Italia propone un piano nazionale straordinario di edilizia pubblica attraverso la nascita di new town nei grandi centri abitati: questa iniziativa supplirà alla storica carenza di case popolari e garantirà la tenuta sociale nelle città oltre a compensare temporaneamente, la carenza di domanda nel comparto. La proposta, si legge nel documento, prevede la semplificazione delle procedure di gara; la semplificazione dei livelli di progettazione; il rinvio dello split payment; la revisione del ruolo dell’Anac; il superamento del codice degli appalti; una legge speciale per le infrastrutture strategiche di primario interesse nazionale; la risoluzione dei contenziosi con le imprese entro 60 giorni; il pagamento entro un mese degli stati di avanzamento alle imprese; una nuova legge obbiettivo.
Per la filiera industriale dell’automotive si propone un forte aumento dei fondi per la rottamazione dei veicoli, l’allineamento della fiscalità delle auto aziendali ai principali Paesi europei, misure per favorire un percorso di sostituzione con appositi incentivi e strumenti di sostegno nei confronti dei soggetti economicamente più deboli, di tutto il parco automobilistico inquinante presente in Italia.
Le proposte di Forza Italia per l’acciaio non dimenticano la tutela ambientale e la riduzione delle emissioni di CO2. Nel breve periodo, un aumento dell’impiego dei rottami riciclati e la diffusione delle migliori tecnologie disponibili – prosegue il documento – potrebbero dare un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi della politica del clima e rafforzare l’utilizzo sostenibile delle risorse scarse.
Una migliore efficienza energetica richiede politiche che siano attuate in modo da tenere conto dell’impatto sulla competitività. Le misure restrittive che incidono sulla competitività dei produttori di acciaio dell’UE richiedono che quest’ultima raddoppi gli sforzi nella applicazione della propria strategia di accesso al mercato globale per garantire una concorrenza internazionale leale e condizioni di parità per l’industria europea.
Analogamente a quanto avviene per altre industrie ad alta intensità energetica, poi, i costi dell’energia sono uno dei principali fattori determinanti della competitività del settore siderurgico. Secondo le stime dell’industria siderurgica, i costi energetici rappresentano, a seconda del segmento della catena del valore, fino al 40% del totale dei costi operativi. I prezzi dell’energia elettrica per i consumatori finali industriali dell’UE sono il doppio rispetto a quelli statunitensi e di gran lunga superiori a quelli della maggior parte degli altri paesi OCSE (escluso il Giappone) e di molte grandi economie in via di sviluppo. Prezzi dell’energia competitivi a livello internazionale e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici sono essenziali per il futuro della siderurgia europea, se non altro in quanto importanti ai fini delle scelte di localizzazione e delle decisioni di investimento di questa industria. È importante, quindi, che il costo delle energie rinnovabili cali e che i regimi nazionali di sostegno siano efficaci sotto il profilo dei costi.
L’industria siderurgica Italiana ed Europea hanno bisogno di crescita, ma anche di essere salvaguardate dalle dinamiche distorsive della concorrenza sleale che rischiano di rendere il nostro continente il punto di scarico della sovraccapacità produttiva esistente nel mondo. Quello di cui l’industria siderurgica Italiana ha bisogno in questa fase è un piano per le infrastrutture per rilanciare il settore e che servirebbe anche al Paese come piano di sviluppo per un miglioramento complessivo della mobilità di persone e merci. Bisognerebbe completare le grandi opere, ma anche avviare un piano straordinario di medie e piccole opere, non trascurando il consolidamento e miglioramento delle strutture esistenti. Un grande piano infrastrutturale sarebbe la giusta medicina per l’economia italiana e l’occupazione, ma anche per i produttori siderurgici che, con i loro prodotti, potrebbero fornire tutti i materiali per le soluzioni infrastrutturali più moderne e sicure, durature e con bassi costi di manutenzione.