Ultimi giorni per visitare al Caos di Terni “Bricol(age) d’Or” mostra di opere oggettuali di Pablo Echaurren e installazioni video di Antonello Matarazzo curata da Bruno Di Marino, docente di Mass Media all’Accademia di Belle Arti di Roma. I due artisti italiani sono molto diversi tra loro per formazione culturale e approccio estetico e per la prima volta espongono insieme.
“Abbiamo dei collage, degli assemblaggi, una tecnica usata da Pablo Echaurren poi c’è un riferimento all’età dell’oro, spiega Di Marino, in questo caso l’età è quella antica dei nostri antenati, cioè gli uomini di Neanderthal che hanno anticipato la comparsa dei Sapiens che siamo noi. La mostra in qualche modo è una riflessione sul rapporto tra arte ed evoluzione. Noi discendiamo da Neanderthal e poi ci siamo evoluti in Sapiens e quindi non sappiamo se abbiamo fatto bene o male, in realtà l’evoluzionismo è qualcosa di assolutamente casuale, ma Neanderthal è sempre stato considerato un essere inferiore. Invece aveva una sua gentilezza, la sua intelligenza, un senso simbolico delle cose. Forse se noi fossimo discesi da Neanderthal anziché da Sapiens magari oggi saremmo molto più saggi e non faremo gli orrori che compiamo in quanto Sapiens”.
Punto di partenza della mostra è il film ‘Pablo di Neanderthal’, realizzato da Matarazzo con la collaborazione di Pablo Echaurren, un documentario sperimentale che, prendendo spunto da alcuni recenti assemblage di Echaurren, basati su due elementi – l’uomo di Neanderthal e Marcel Duchamp – racconta in parte il percorso dell’artista romano sospeso fra arte, politica e paleoantropologia. La mostra si articola in due spazi del Caos, nella Project Room Ronchini sono esposte dieci scatole di Echaurren e a questi assemblage sono abbinati dieci collage, realizzati da Echaurren nel 2016 per una mostra veneziana dal titolo Duchamp magnétique e ispirati alla boîte verte dell’artista francese.
“La mostra, evidenzia Echaurren, gioca un po’ sul tentativo di immaginare un’evoluzione differente, in cui avesse trionfato qualcuno meno devastante di quello che siamo noi. Io assemblo delle cose che scelgono, desidero proprio che siano in qualche modo oggetti estranei all’idea di pittura e di stile, soprattutto perché è lo stile che frega il mondo dell’arte, lo stile costringe l’artista a produrre, a mettersi in una condizione possiamo dire di lavoro produttivo, tutto quello che io spero di evitare. È quello che penso che l’arte non dovrebbe mai fare, cioè vendersi al mercato, vendersi al capitale. C’è oggi un eccesso di trascinamento verso la valutazione, la considerazione del mercato che in qualche modo il prezzo determina il valore.”
A confronto con le opere bi-tridimensionali di Echaurren, vi sono due brevi sequenze di Matarazzo riproposte in loop (Dollhouse n. 1 e Dollhouse n. 2): una desunta dal film e rielaborata per l’occasione, l’altra ad esso collegata ma già in origine pensata come installazione. Nella Sala Carroponte Matarazzo presenta poi, su quattro schermi, lavori realizzati sia in forma monocanale che installativa.
“A me ‘Pablo di Neanderthal’ ha dato lo spunto per creare qualcosa non tanto di documentaristico e cinematografico, sostiene Matarazzo, ma di prettamente artistico come le due installazioni che praticamente sono delle sequenze estratte direttamente dal film che poi sono diventate delle opere. Abbiamo successivamente creato una stanza in cui si parla del tempo quindi del progresso dell’evoluzione. Qui ci sono delle mie installazioni di qualche anno fa che non avevano a che fare con Neanderthal, ma con il tempo”.
La mostra rimarrà visitabile fino all’ 11 giugno, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.