Nel mese consacrato al Santo Patrono di Terni, nonché degli innamorati, San Valentino, il Gruppo Archeologico D.L.F.ha proposto una conferenza incentrata su un differente e sottovalutato tipo di amore, quello per la propria città. Quindi, per affrontare il tema “Terni nel cuore. L’evoluzione della città attraverso le mappe”, è stata chiamata Loretta Santini, esperta del territorio, che al Caffè Letterario della biblioteca comunale ha illustrato le varie Terni che si sono stratificate nel corso dei secoli e che tutt’oggi, sapendo dove guardare, se ne possono ancora scoprire le tracce.
“Ponendo l’accento sulla cartografia, ha evidenziato la responsabile Gruppo Archeologico Maria Cristina Locci, quello strumento di analisi e di ricerca per interpretare il mondo, è stato evidenziato come essa sia tra le forme di comunicazione più antiche e straordinarie, sottolineandone l’evoluzione. Abbiamo voluto affrontare questo tema inconsueto ed appassionante dimostrando come l’amore per una città non si risolva a pura retorica, ma, vivendo e trasformandosi straordinariamente, possa qualificarsi per come da noi è percepito ed amato, approfondendo inoltre come la diffusione della conoscenza in relazione alla complessa stratificazione del territorio, non sia solo necessaria per trasmettere i valori più rilevanti e identitari dei luoghi, ma risulti indispensabile affinché la stessa città si possa evolvere in modo consapevole e coerente con la propria storia. Come tutti i vari tipi di amore, ha concluso Maria Cristina Locci, anche quello per la propria città dovrebbe essere coltivato, perseguito, ricercato, così da poter scaldare il cuore evitando il rischio di restarne schiacciati sotto il peso dell’indifferenza”.
“Mi sono chiesta com’era Terni migliaia di anni fa, com’è oggi e quale è stato il percorso, ha spiegato Loretta Santini, quindi “L’evoluzione della città attraverso le mappe”.Le prime mappe sono del 1500, però io ho fatto una ricostruzione della Terni antichissima, dai primi insediamenti nella Conca Ternana, parliamo di almeno 3000 anni fa. Sono passata poi alla Terni romana con uno schema di come poteva essere, con i monumenti oggi rimasti e ancora visibili, quindi alle mappe, la prima è di Cipriano Piccolpasso che ha realizzato sia un disegno della città sia il circuito delle mura. A lui si deve anche un commento sulla Conca Ternana che definisce “un vago giardino”, ma ci sono pure i viaggiatori del Grand Tour che per visitare la Cascata debbono dormire a Terni e la descrivono come una terra ‘bellissima e fertilissima’.
La città medievale, quella compresa entro le mura e le porte cittadine, è sopravvissuta fino alla seconda metà dell’Ottocento. Una città invariata per secoli, una città che veniva definita ‘delle cento torri’, anche se Angeloni e Pozzi dicevano che oramai erano rastremate, ossia abbattute. Comunque anche oggi abbiamo diverse torri visibili. Dopo l’apertura della ‘strada nova’, cioè l’odierno Corso Tacito, che doveva collegare il centro con la stazione, c’è il grande fenomeno dell’industrializzazione. La popolazione, che era di circa 12.000 abitanti, si raddoppia nel giro di dieci anni e naturalmente c’è la crisi degli alloggi: le persone usavano sottoscale, stalle, poi cominciarono a costruire capanne fuori dalle mura. Da qui è cominciata l’espansione di Terni che ha portato, gradatamente, alla costruzione di strade a maglie ortogonali, pensate a via Mazzini, via Battisti, via della Stazione che si diramano da piazza Tacito. Così dal primo insediamento abitativo si è arrivati alla Terni di oggi. La città del passato ce la siamo dimenticata perché, dopo la fase dell’industrializzazione, ci siamo occupati soprattutto della fabbrica, dell’espansione urbanistica, tralasciando tutti i monumenti eccellenti, le pitture, gli affreschi, i palazzi del passato. La Terni moderna o ultramoderna è nata dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, con la ricostruzione. Abbiamo la torre della biblioteca, la Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro, solo per citarne due, che sono monumenti moderni in mezzo a citazioni d’antico. Ognuna di queste Terni – ha aggiunto Loretta Santini – ha un suo fascino, una sua particolarità. Quella antichissima, che risale a circa il Mille avanti Cristo, con le necropoli ci fa vedere una cultura che è tra le più antiche d’Italia, qualcuno ha anche ipotizzato la più antica. È un mondo che fino alla costruzione dell’acciaieria non si conosceva, perché la necropoli lì rinvenuta è emersa proprio a causa di quei lavori. Della Terni romana abbiamo l’anfiteatro e pochi resti sparsi per la città ma, ogni volta che si fa un parcheggio, come nel caso di piazza San Giovanni Decollato, si scopre una parte della città romana. Li, infatti, sono emersi i resti di una basilica. La Terni dal medioevo al 1880 è ricchissima di monumenti: San Pietro, San Tommaso, San Francesco, l’antico duomo. Poi pensiamo al Maestro della Dormitio Virginis, alla Pala dei Francescani, ai palazzi nobiliari che vennero costruiti, agli artisti che sono venuti a Terni. L’industrializzazione ha cambiato completamente il volto della città, diciamo che l’ha stravolto demograficamente, economicamente, socialmente, in bene e in male, naturalmente. Ognuna di queste Terni – ha concluso Loretta Santini – è affascinante e va approfondita.”