Stride dire “una bella piazza” quando ci si trova a rendere omaggio all’ennesima vittima di un femminicidio, quello di Zenepe Uruci, avvenuto a Terni giovedì 30 marzo.
Omicidio a Terni: uccisa una donna
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Però è così. Era una bella piazza della Repubblica con tante donne (e non solo) a chiedere giustizia per Zenepe e per tutte le “sorelle” vittime di violenze e soprusi. “Libere di essere, Libere di vivere”, come recitava uno striscione esposto.
“Siamo in piazza per Zenepe e per dare voce a chi purtroppo non ha più voce; siamo in piazza per ribadire ancora una volta che i femminicidi non sono un’emergenza , sono il risultato di una cultura che forma le nostre menti da quando nasciamo e che la violenza la viviamo e la sperimentiamo tutti i giorni sui nostri corpi”. Lo ha detto Camilla Miceli del direttivo della Casa delle donne di Terni, leggendo un messaggio. “I femminicidi – ha aggiunto – sono la conseguenza più tragica del patriarcato. Vogliamo vivere in una comunità solidale e pronta a intervenire anche dal basso per aiutare chi è in difficoltà ma anche nelle istituzioni che siano in grado di costruire risposte efficaci e di promuovere interventi di qualità secondo le linee di indirizzo della convenzione di Istanbul. Basta mettere in discussione, depotenziare e ignorare i centri antiviolenza e gli spazi delle donne che ogni giorno affiancano le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza. Non vogliamo perdere altre sorelle , vogliamo vivere la nostra vita libere di essere ciò che desideriamo”.
“Siamo tanto addolorate e io mi sento anche responsabile quando una donna viene uccisa e come viene uccisa”. Lo ha detto , a margine della manifestazione in omaggio alla memoria di Zenepe, Paola Gigante, presidente della Casa delle donne di Terni. “Auspichiamo una società diversa, più solidale – ha aggiunto – che ascolti le donne, sia vicina alle donne”. “C’è stato il silenzio assordante delle istituzioni”, ha detto ancora Paola Gigante. Nemmeno un messaggio formale di cordoglio ai figli. “Zenepe era una gran lavoratrice , una donna, una madre, una nonna”. Secondo la presidente della Casa delle donne “le istituzioni dovrebbero potenziare i servizi di prevenzione e contrasto alla violenza”.
“In una regione piccola come la nostra che non sia considerato prioritario in tutte le agende politiche e istituzionali il contrasto alla violenza di genere è un problema grandissimo”. E’ quanto affermato da Rosa Garofalo del Centro antiviolenza Barbara Corvi. “E’ un problema di tutta la comunità , è un problema culturale – ha aggiunto – abbiamo bisogno di essere presenti nei luoghi dove si riesce a fare autentica prevenzione. Abbiamo bisogno di parlare con i bambini e le bambine per trasmettere tutto ciò che può essere sano in un rapporto alla pari e in una relazione affettiva che è improntata al consenso fra le persone. Per evitare di essere in piazza a piangere delle donne, ammazzate da uomini”.
Non ha trattenuto le lacrime, ricordandola, Marusca, un’amica di Zenepe: “la conoscevo 18 anni, abbiamo vissuto quasi sempre insieme Zenepe era una persona semplice, modesta ma con un gande cuore , era sempre disponibile per tutti e noi non ci siamo accorti dell’inferno che stava passando, teneva un inferno nel cuore. Lei diceva che il marito era geloso ma geloso di che. Non c’era un motivo ragionevole, lei era tutta dedita alla famiglia, ai figli, ai nipoti che adorava infinitamente”.
“Se ci fossimo resi conto della gravità della situazione avremmo fatto qualsiasi cosa – ha aggiunto Marusca – adesso staremo vicini ai figli, ai nipoti, , cercheremo di fare qualche cosa almeno per loro”. “Zenepe è un simbolo delle donne che vogliono essere libere di lavorare , di avere una vita migliore per loro e per chi amano e le persone che l’hanno conosciuta lo sanno, infatti ce ne erano tante in piazza, per questo” , ha concluso l’amica di sempre.
SORELLA CIAO