Un ardito confronto tra le utopie filosofiche di Thomas Moore e Francis Bacon e le distopie narrative degli scrittori Isaac Asimov e Philip K. Dick. È quanto proposto nei due appuntamenti di “Filosofia Mon Amour”, rassegna promossa dal’Associazione Culturale Civiltà Laicadi Terni, che si sono svolti nel centro sociale Guglielmi in vicolo della Fontanella.
Il programma, a cura del professor Federico Piccirillo e di Alessandro Chiometti, è stato particolarmente apprezzato dai presenti, debitamente distanziati e muniti di mascherina come prevede la normativa vigente.
Il termine utopìa viene dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Thomas Moore nel suo famoso libro “Libellus … de optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia” del 1516, un luogo che non esiste, un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello.
Il termine distopìa, invece, descrive uno stato di cose futuro con cui, contrariamente all’utopia, si prefigurano situazioni, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi.
“Utopia filosofica, distopia letteraria è un contrasto? A me piace citare Giacomo Leopardi quando nello “Zibaldone” parla di filosofia e di poesia, poesia che possiamo intendere come letteratura, spiega il professor Piccirillo, dicendo che la filosofia è il lato vero mentre la poesia è il bello. La poesia ci illude facendoci immaginare una situazione migliore di quella in cui viviamo mentre la filosofia ci spiega. Paradossalmente succede che la letteratura utilizza quanto è stato immaginato dalla filosofia. Thomas Moore e Francis Bacon hanno studiato un paradiso terrestre, hanno sognato isole che non ci sono (citando Bennato). D’altro canto Isaac Asimov e Philip K. Dick hanno disatteso queste realtà immaginarie, queste realtà di totale armonia tra gli uomini, fratellanza, sovrabbondanza dei beni materiali, pace, prosperità, tolleranza, la possibilità di realizzare la miglior società possibile ed immaginabile attraverso la tecnologia, quindi un buon rapporto con la politica, un buon rapporto con la tecnologia. Questa, conclude il professor Federico Piccirillo, è la filosofia di Moore e Bacon disattesa dalle distopie di Asimov e Dick. Dov’è la verità? C’è n’è una definitiva?”
“Quest’anno “Filosofia Mon Amour” si basa su questa sfida tra utopia filosofica e distopia letteraria. Questi due autori, i più importanti sulla scena della fantascienza mondiale, Isaac Asimov e Philip K. Dick che molti reputano opposti, invece secondo me sono più vicini di quanto si possa pensare, evidenzia Alessandro Chiometti, anche se Asimov era uno scienziato razionalista puro mentre Dick era diviso tra il suo misticismo e la sua dipendenza da droghe. Quindi è una fantascienza completamente diversa però su molte cose si andavano avvicinando. I ‘replicanti’ di Dick sono perfettamente indistinguibili dagli esseri umani esattamente come gli ’androidi’ di Asimov. Sono due autori che hanno una produzione sterminata. Questi sono veramente i più bei viaggi che uno può fare con la mente nel futuro: un futuro che è positivo, quello di Asimov, ma fino ad un certo punto, un futuro che invece è proprio angosciante e pericolo quello di Dick. Ma, conclude Chiometti, come dico sempre non sono così lontane queste visioni del futuro”.