Tiene banco la vicenda della gestione della Cascata delle Marmore. L’ultima presa di posizione, in ordine di tempo, è quella di Jacopo Borghetti del direttivo di Terni Valley Michele Martini che ripercorre l’ultimo iter del bando ed esprime preoccupazione per i lavoratori del sito naturalistico.
“In queste ultime ore stiamo assistendo al lento, ma prevedibile, degenerare della situazione della gestione Cascata delle Marmore. Un tema molto caldo, ricorda Borghetti, che in campagna elettorale è stato affrontato prioritariamente da tutti i candidati, nessuno escluso, quale input per la rinascita di Terni, volano di turismo e quindi economia. Tante idee e progetti, alcuni molto interessanti, ma che oggi rischiano di rimanere solo tali in quanto potrebbe venire a mancare l’elemento fondante, ossia la gestione della Cascata.
Contrariamente ad un classico ragionamento, partiamo dalle considerazioni finali. Chi è a rischio sconfitta in tutta questa storia sono gli attuali lavoratori e l’immagine della nostra città, ergo tutta la nostra comunità.
Il caso vuole che esattamente un anno fa, dopo le dichiarazioni del partito di maggioranza della vecchia giunta riguardo gli scenari possibili sulla Cascata ed il turismo ternano, affermammo testualmente “Terni ha un grande potenziale turistico, siamo però in un’epoca dove la politica non ammette più approssimazione, improvvisazione e mancanza di professionalità specifiche. Terni non se lo può più permettere.”
Nulla è accaduto ma soprattutto, continua la nota di Terni Valley, nulla è cambiato.
Al momento la situazione è questa: il 3 gennaio è scaduto l’appalto di gestione del sito, il 14 novembre scorso la Giunta approva il nuovo progetto di gestione per 12 mesi, modificandone poi sostanzialmente i termini il 10 dicembre. Il 4 gennaio era prevista la chiusura per la presentazione delle domande mentre è fissata per il 9 l’apertura delle buste.
Prima considerazione di carattere manageriale: sono sufficienti meno di 20 giorni per valutare, conoscere e progettare la gestione dell’attrattore turistico più importante del territorio che accoglie 400mila visitatori l’anno e dove lavorano circa 40 dipendenti la maggior parte altamente specializzati?
Le modifiche al bando apportate in dicembre tagliano il periodo di gestione da 12 a 6 mesi “massimo” e riducono il contributo economico di circa 2/3.
Seconda considerazione: quale imprenditore assumerebbe un rischio d’impresa per un periodo così corto, consapevole che, tempo permettendo, può contare solo su i mesi di aprile, maggio e giugno per l’affluenza maggiore?
Facciamo il classico conto della serva. Il vecchio bando prevedeva oltre il contributo un aggio economico di circa 1,25 euro a biglietto, oltre una percentuale sui servizi aggiuntivi a pagamento. Il bando attuale riconosce un contributo di 193mila euro che verrà erogato in 5 soluzioni mensili, depurato però della differenza proposta per la gara al ribasso. Ma prendiamo il caso limite in cui sia totale il contributo, non considerando dal conto introiti diversi provenienti da merchandising o servizi aggiuntivi. Nel 2017 i costi di gestione sono stati 1.683.000 euro, riduciamoli all’osso per sei mesi e consideriamo solo 500mila euro, siamo già in passivo di 300. Piccola parentesi, ridurre le spese molto spesso coincide con tagli al personale ed ai servizi. Di fatto pare che la gara abbia un solo partecipante, una sola offerta e sappiamo per certo che non è stata fatta dall’attuale gestore che, proprio ieri, a mezzo conferenza stampa ha confermato la non partecipazione. Il codice degli appalti prevede, a discrezione del dirigente, l’annullamento della gara in caso di offerta singola. Scenario che prevederebbe una gestione “in house” del servizio per il periodo vacante, ipotesi già paventata dalla giunta con il trasferimento di 7 dipendenti comunali (contro i 40 dipendenti attuali). Con quali competenze e strumenti? Con quali garanzie sul servizio? Quali sono le motivazioni, reali intese, che non hanno permesso una proroga tecnica all’attuale bando?
Torniamo al discorso lavoratori. L’attuale bando prevede una clausola di salvaguardia, ossia il prossimo gestore ha l’obbligo di considerare e dare priorità all’assunzione di quelle figure professionali adeguate all’espletamento del servizio, con la possibilità di sostituzione nel caso di superiori competenze e capacità comprovate. Una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire il reintegro di tutto l’organico. Parallelamente, la gara al ribasso garantisce un’adeguata retribuzione ai professionisti richiesti? Attualmente circa l’80% dei lavoratori è laureato e specializzato.
La risposta qui già esiste, sicuramente no, conclude Borghetti, ma come è sempre stato. Rimaniamo in attesa di sviluppi”.