Il Comitato di Terni della Società Dante Alighieri, guidato dalla professoressa Anna Rita Manuali, è tornato ad operare in presenza con un’interessante incontro, nel caffè letterario della biblioteca comunale, incentrato su “La Vita Nova di Dante Alighieri. Il romanzo di Beatrice”. Relatore è stato il professor Daniele Di Lorenzi critico letterario e docente di lettere al Liceo Classico Tacito.
Dante ha scritto la “Vita Nova” tra il 1294 ed il 1295 recuperando 31 sue liriche di dieci anni prima sulle quali ha compiuto un’operazione di riordino e commento. La forma letteraria scelta da Dante è il prosimetro, in cui parti poetiche e parti in prosa si alternano. Al di là della costruzione narrativa la “Vita Nova” è un’opera che offre una quantità notevole di livelli di lettura e di strati di complessità.
“È un’opera ancora in fieri anche da un punto di vista del dibattito critico – spiega il professor Di Lorenzi – e si vuole leggere in maniera superficiale è contemporaneamente una grande storia d’amore, ma è anche una grande grande grande grande ricerca che Dante fa in un momento importante della sua vita all’interno della sua poesia. Quindi è un percorso esistenziale e poetico insieme, ma è anche molto altro. Per certi aspetti può essere anche una summa del sapere medievale, può essere un’apertura molto importante alla cultura mistica del Trecento. Certo il testo è ancora aperto considerando il fatto che gli ultimi studi dimostrano che ci sono per esempio dei sonetti dentro la ‘Vita nuova’ che Dante aveva scritto quando Beatrice non era ancora neanche nei suoi pensieri. Quindi lui ha assemblato praticamente in una specie di romanzo, cioè in una prosa che va per tappe come una specie di “Via Crucis” di redenzione: il suo amore per Beatrice e nello stesso tempo la riflessione che egli compie sul suo modo di fare poesia. Nella prima fase dell’opera Dante praticamente si rifà alle tecniche tipicamente stilnovistiche, avendo come destinataria delle sue poesie Beatrice per riceverne il saluto. Poi a un certo punto comincia a comprendere che Beatrice non deve essere destinataria, ma oggetto di lode e quindi ecco che Beatrice comincia a configurarsi con le fattezze che poi avrà nella Divina Commedia. Come scrive Dante è nel 26esimo capitolo che è ‘venuta in terra a miracol mostrare’. Ma un miracolo che è ancora del tutto terreno nella ‘Vita nuova’, assumerà significati diversi a livello allegorico soprattutto all’interno della Divina Commedia. Si muove sempre comunque nell’ambito dell’allegoria terrena, questo dobbiamo sempre ricordarlo: Beatrice non è un angelo e in questo senso Dante supera la concezione della donna elaborata dalla cultura stilnovistica.”