Sale sul palco del Ridotto del Teatro Morlacchi un’artista della Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile dell’Umbria, l’autrice e attrice Carolina Balucani, con THYSSEN.
Presentato in prima assoluta lo scorso settembre al Terni Festival e prodotto dallo Stabile umbro, lo spettacolo sarà a Perugia da martedì 3 a venerdì 13 maggio, tutti i giorni alle 21, sabato 7 maggio alle 18, domenica 8 maggio alle 17, lunedì riposo.
Partendo dalle vicende derivate dall’acquisto della Acciai Speciali di Terni da parte della Thyssenkrupp, multinazionale tedesca dell’acciaio, culminate nell’incidente mortale dello Stabilimento di Torino e nella crisi occupazionale dello Stabilimento di Terni, la drammaturgia arriva a percepire lo sbandamento di chi, rimasto senza lavoro, si sente privato della propria storia di individuo, in una deriva di perdita del senso di realtà.
Carolina Balucani si lascia invadere dalle parole della dramatis persona che lei stessa ha creato e le dà corpo e voce, al di qua di insignificanti differenze di genere, sostenuta e accompagnata dalla sensibilità formale e dalla partecipazione ritmica della regia di Marco Plini, che integra organicamente la drammaturgia e la performance, nella bellezza desolata della messinscena.
Lo spazio scenico è occupato tutto da uno specchio d’acqua. Quell’acqua che gli operai arsi vivi non hanno avuto per spegnere il loro rogo.
Parla da solo l’operaio in esubero della Thyssen, se la prende con qualcuno e con tutti. Intrappolato nella sua ricreazione forzata, non può fare a meno di contare, uno per uno, i 290 lavoratori a spasso come lui e si arrende alle parole dei compagni morti, che lo attraversano. Lascia passare il tempo e vaga nella piscina, il disoccupato con incentivo; se lo può permettere, nulla ha da fare e con la liquidazione si paga il tempo libero.
Ci si potrebbe domandare che farà, dove andrà quando i soldi saranno finiti ma sarebbe una preoccupazione realistica che non lo riguarda, perché il naufragio della sua vita si sta compiendo sotto i nostri occhi, il pensiero si sta disfacendo ed egli precipita in un soliloquio di delirio e di regressione.
La metafora e la fabula sono i soli aiuti che trova per farsi una ragione della propria condizione, per gridare fuori di sé la storia di persone, tutte uccise dal lavoro: quelle che hanno perso la vita, come gli operai arsi nel rogo della Thyssen a Torino; quelle che a Terni, in esubero e liquidate, hanno perso il lavoro e se stesse.