Più passa il tempo e meno si mostra conciliante la Jindal, la proprietaria dello stabilimento della Treofan di Terni fermo ormai da tempo. E così la vertenza procede tra alti e bassi, quest’ultimi più frequenti, con la illusione da parte dei lavoratori di una volontà di superare le difficoltà, volontà che al momento non si è mai vista. La Jindal, è così palese, non vuole assolutamente crearsi un concorrente alla propria produzione di film polipropilenico in casa. E così, a meno di 24 ore dalla scadenza della procedura di liquidazione che prevede un licenziamento collettivo e del previsto incontro di domani, 17 febbraio, con il Ministero del Lavoro, al momento i sindacati nazionali dei chimici denunciano la totale assenza di risposta da parte aziendale, in merito alle proposte concordate con i lavoratori nell’assemblea di venerdì scorso.
“Continua l’atteggiamento arrogante dell’imprenditore indiano Jindal che dopo aver richiesto una proroga della procedura per una ulteriore settimana, non ha fatto alcun sostanziale passo in avanti nella trattativa”, scrivono le organizzazioni sindacali.
Confermata la disponibilità a richiedere 12 mesi di CIGS, con un incentivo all’esodo di 7 mensilità per chi accetta il licenziamento attraverso la sottoscrizione di una transazione individuale del licenziamento, il tutto collegato ad una vaga disponibilità ad assecondare un generico processo di reindustrializzazione senza l’ausilio dei macchinari presenti oggi che saranno immediatamente prelevati dal sito. Inoltre, viene richiesta la chiusura a qualsiasi attività nel campo dei film plastici e attività di lavoro conto terzi.
“Un falso accordo – secondo sindacati – che servirebbe solamente all’azienda per uscire indenne dai difficili percorsi giudiziari in cui verrebbe a trovarsi dopo le denunce dei Lavoratori e del Sindacato”.
Condizione questa che, in assenza di cambiamenti dell’ultima ora, spingerà il sindacato verso un inevitabile mancato accordo domani presso il Ministero del Lavoro, cosa che spingerà lavoratori e sindacati ad azioni di lotta ancora più incisive.