Il ministero dell’Industria e dello Sviluppo economico, il Mi.S.E., non ce l’ha fatta a far sedere al tavolo della trattativa per la Treofan, gli indiani della Jindal, la multinazionale che è proprietaria della fabbrica ternana. Erano loro, a ben vedere, gli unici interlocutori mentre tutti gli altri contorno più o meno coreografico.
Così i sindacati si sono trovati di fronte l’amministratore delegato Manfred Kaufmann, insieme ad una turba di avvocati come nei film americani, che non aveva, e non ha, alcun potere per decidere sul futuro dello stabilimento. Ed s’è discusso di quello che c’era sul tavolo. Cioè, poco. Sono stati anche bravi, i sindacati, a strappare delle concessioni, a farsi promettere lo spostamento di alcune macchine dal sito dismesso di Battipaglia, promesse da tempo. Anzi, tanto per dire come la Jindal considera le fabbriche: le macchine che servivano per uno stabilimento in Olanda sono state prese a Battipaglia, superando il picchetto dei lavoratori ternani.
I sindacati non hanno avuto la possibilità di mettere sul piatto il peso degli incentivi pubblici che a Brindisi sono nell’ordine di milioni e milioni di euro, incentivi che serviranno a modernizzare quella fabbrica e far chiudere quella ternana.
No, non c’è stato nessuno che poteva rispondere alla domanda: “Ma nel 2021 la Treofan sarà ancora aperta?”. Intanto per adesso chiuderà, una volta svuotati i magazzini. Chiuderà per Cassa Integrazione. Anche la Regione dell’Umbria poco poteva fare: le sue proposte non sono state nemmeno prese in considerazione, la possibilità di incentivi per il contratto d’area saranno discussi a settembre, l’ha promesso Kaufmann senza i manager indiani, quindi tempo perso.
Considerazioni spicciole? Può darsi, però la realtà è solo questa. L’idea che la Jindal avesse acquisito la fabbrica ternana per sbarazzarsi di una concorrente agguerrita è sempre più attuale. E i suoi atteggiamenti sono a dimostrarlo.
L’enfasi delle segreterie sindacali nazionali è stata un tantino esagerata ma spesso non conoscono nemmeno perfettamente le dinamiche dei siti di cui discutono. Fatto sta che è ben chiaro come la vertenza non si sia chiusa realmente ed anche il comunicato di una delegazione di Impiegati e Quadri lo sta a raccontare. Che manca? Una presa di posizione, vera, inequivocabile del Governo, che dovrebbe regolare gli incentivi pubblici, che dovrebbe dare le priorità alle produzioni secondo le esigenze nazionali. Fin qui c’è stata solo buona volontà ma anche tanta improvvisazione. E si aspetta anche un piano da parte di Regione e Confindustria per il rilancio del Polo chimico di Terni e quello di Narni magari attingendo alle ingenti risorse del Recovery Fund, per far vedere che il territorio ha progettualità ed idee. E l’accordo sindacale? “Sino ad ora abbiamo scherzato” dicono in fabbrica. E i dipendenti lo sanno. Purtroppo i sindacati nazionali sembrano non essersene accorti.