Su delega dell’Autorità Giudiziaria la Guardia di Finanza di Terni ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente nei confronti della società Treofan Italy Srl per aver indebitamente percepito, ai danni dello Stato, 15.453,05 euro a titolo di cassa integrazione CIG con la causale “emergenza da COVID 19”.
Parallelamente all’evolversi delle vicende della contrattazione sindacale tra il Gruppo indiano Jindal, proprietario della Treofan Italy Srl ed i lavoratori del polo ternano, sotto il coordinamento del Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Terni Alberto Liguori, i finanzieri hanno condotto mirati accertamenti che hanno rilevato criticità sulla gestione della crisi aziendale. Al termine di settimane di indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria è stato accertato che la Treofan Italy Srl, attraverso il proprio management, avrebbe artificiosamente creato le condizioni atte a richiedere ed ottenere indebitamente il contributo della cassa integrazione CIG con la causale “emergenza da COVID 19” previsto a sostegno delle imprese colpite dagli effetti dell’epidemia.
Gli approfondimenti hanno consentito di verificare come la compagine societaria abbia fatto ricorso al contributo, per il periodo intercorrente tra il 10 agosto ed il 10 ottobre 2020, attraverso una falsa rappresentazione della realtà aziendale la cui lamentata condizione di crisi economica sarebbe da ricondurre all’espressa volontà del Gruppo indiano di chiudere lo stabilimento ternano già a far data dalla sua acquisizione, avvenuta nel 2018.
Pertanto, la flessione della produzione non sarebbe da attribuire agli effetti distorsivi del Covid 19 bensì ad una preordinata politica aziendale che nel tempo, progressivamente, ha visto dirottare gli ordinativi dalle linee di produzione ternane in favore di quelle delle sedi tedesche della società Treofan Germany GmbH (controllante della Treofan Italy Srl) ovvero della sede brindisina della Jindal Film Europe Brindisi Srl, imprese facenti parte del medesimo Gruppo Jindal.
L’accesso alla cassa integrazione, fruita per poco più di 2.000 ore a fronte delle oltre 50.000 richieste e concesse dall’INPS a sostegno della ripresa della produttività, sarebbe stato strategico al solo fine di creare le condizioni favorevoli allo svuotamento del magazzino della sede ternana dei prodotti finiti e delle materie prime, per un valore di circa 11 milioni di euro, aggirando in tal modo il blocco delle portinerie innescato dallo sciopero indetto dai sindacati nei primi giorni del mese di agosto 2020.
Pertanto la dirigenza aziendale pro-tempore è stata denunciata per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato avendo indebitamente richiesto ed ottenuto la somma di euro 15.453,05 a titolo di cassa integrazione CIG con la causale “emergenza da COVID 19”.
I militari del Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria hanno sottoposto a sequestro il profitto del reato congelando la somma equivalente presente sui conti correnti in uso alla società, così come disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari Simona Tordelli.
Il procuratore Capo Alberto Liguori durante la videconferenza stampa per illustrare l’operazione ha spiegato che la Procura di Terni ha agito su iniziativa istituzionale.
“Si tratta di un’indagine ancora in fase embrionale, concentrata solo ed esclusivamente su fatti ritenuti penalmente rilevanti. Potrebbe esserci una seconda puntata”.