Di Chiara Furiani
Davvero riuscita l’edizione di quest’anno, che fin qui non ha deluso le aspettative.
Sulla carta il programma si presentava più che bene, con diversi nomi di richiamo, e tutti di qualità, attesi al Santa Giuliana per i concerti della sera.
L’arena è soprattutto il regno del pop e del rock, quindi non per tutti i gusti, ma di buono c’è che Perugia ci ha risparmiato quest’anno gli artisti a fine carriera e “le minestre riscaldate” che, in più di un festival precedente, hanno fatto da tappabuchi.
E invece stavolta gira tutto che è una meraviglia.
Anche chi ama il jazz quello vero ha pane per i suoi denti.
Alle 12, 15,30 e 17, tutti i santi giorni UJ propone concerti autenticamente jazz, formazioni coi fiocchi, italiane e straniere, da Fabrizio Bosso a Christian Sands, a Kurt Rosenwinkel, spaziando da musica mainstream a ricerca.
Al Santa Giuliana poi, di sera in sera, abbiamo assistito a un vero crescendo.
A partire da Vinicio Capossela, che ha riproposto, per il trentennale, le canzoni di “Camera a Sud” accompagnato da un ensemble jazz, passando per l’attesissimo Lennie Kravitz, che ha saputo scaldare Perugia ed è sceso persino tra il pubblico.
E poi commovente la rediviva orchestra di Gil Evans, vulcanica la pianista giapponese Hiromi, un fenomeno della natura e imperdibile la straordinaria performer africana Fatoumata Diawara.
Per non parlare degli inossidabili Toto, che hanno riempito l’arena di boomers, scatenati al ritmo di hit come “Africa”, “Can’t stop loving you” e “Hold the line”.
Ancora non è finita, e siamo certi che da qui a domenica se ne sentiranno ancora delle belle.