Di Chiara Furiani
Umbria Jazz Weekend è partito in sordina, con le piazze semivuote e la gente addirittura timorosamente posizionata in gran parte fuori dalle transenne di sicurezza.
Eppure la musica quest’anno è tutta regalata, non c’è neanche bisogno di comprarsi un biglietto.
Giusto poche cose sono ancora all’interno dei locali, e lì è richiesta la consumazione, ma per il resto basterebbe fare la spola tra le due estremità dello struscio, Piazza Tacito e Piazza Europa, e il grosso sta tutto lì.
Anche il meteo di questi giorni inviterebbe, con questi ultimi caldi settembrini davvero inaspettati, fino a tarda sera si sta ancora benissimo anche all’aperto.
Eppure eccolo lì il ternano tipo, ancora esitante.
Ci voleva un funambolico cubano a scaldare finalmente Terni.
Pochi ma buoni, però quelli che erano a Piazza Europa tra le 23 e la mezzanotte di ieri sera se la sono davvero goduta.
Pedrito Martinez è un vulcano e sprizza energia da tutti i pori: percussionista incredibile, cantante superlativo.
In più si porta appresso una band coi fiocchi, che agisce assieme al frontman come un sol uomo.
Sono in cinque sul palco, ma se chiudi gli occhi ti pare di ascoltare il “wall of sound” di un’intera orchestra.
Martinez porta in scena il meglio della musicalità cubana nella sua forma più fresca e moderna.
C’è la tradizione, ma c’è anche l’evidente capacità di contaminarsi col latin jazz nelle sue forme più complesse, e il frutto che ne scaturisce è un costante spiazzamento dell’ascoltatore, inevitabilmente ammaliato dal perenne cambiamento di paradigma, dalla poliritmia che la fa da padrona e trascina la piazza che – pur sparuta – balla scatenata.
Fomentata anche dai due bravissimi salseri sul palco – con la procace e “generosa” danzatrice, apprezzata specie dal pubblico maschile – che danzano scatenati al ritmo di una musica che farebbe resuscitare anche i morti.
Ci sono ancora tre serate a disposizione per godersi Pedrito e perderselo sarebbe davvero un sacrilegio.
UJ Weekend ripete infatti tutti i giorni più o meno lo stesso schema di concerti fino a domenica compresa, giusto con qualche variazione di orario.
Sia chiaro, se Pedrito Martinez è stato per adesso il meglio della giornata, non c’è davvero da lamentarsi per il resto.
Davvero notevole la “The Swingers Orchestra”.
Veterani, ma di gran classe, i musicisti italianissimi, tutti non esattamente nel fiore degli anni, ma tutt’altro che decotti.
Lo swing, la compattezza, la coesione di questa big band di impianto classico che rinverdisce i fasti del jazz con la J maiuscola farebbe impallidire più di un giovane virgulto, e senza neanche un attimo di cedimento ci si ritrova a battere i piedini al ritmo dei grandi classici di Benny Goodman e Count Basie.
E poi c’è la ricerca, quella che l’indefesso sassofonista Francesco Bearzatti porta avanti ormai da anni con risultati sempre di grandissimo interesse.
Con Bearzatti il jazz trova veramente la sua espressione più autentica e si fa sperimentazione costante, spostando l’asticella sempre un pelo più avanti, lontanissimo da qualsiasi forma di conformismo e sempre oltre i confini della comfort zone.
Sono innumerevoli i progetti ideati da questo poliedrico musicista, che da sempre forza i confini del jazz per portarlo ad abitare altri mondi, anche lontanissimi.
A Terni ad esempio sono i Led Zeppelin a diventare il territorio di esplorazione del nostro, tutte le sere al Baravai.
Impossibile non citare anche Fred Weasley, vera star della golden age del funky.
Già al fianco di James Brown e colonna portante dei Funkadelic di George Clinton, questo inossidabile ottantenne si porta sulle spalle davvero un pezzo di storia della musica.
Ieri sera forse lo show non è parso ancora del tutto a fuoco, ma restano ancora tre serate in cui il mitico trombonista saprà sicuramente scaldare il pubblico, così come una decina d’anni fa fece a Narni il suo sodale, il sassofonista Maceo Parker, pure lui colonna portante della band di James Brown, con un concerto davvero indimenticabile.