“La sentenza non assolve nessuno degli amministratori, come erroneamente affermato dalla ex Presidente Marini, bensì si limita a dichiarare inammissibile il ricorso della Procura della Corte dei Conti che aveva accertato un danno erariale di ben 44.210.906,99 euro (di cui 41.210.906,99 euro patito dalla Regione Umbria e 3 milioni di euro dalla Provincia di Perugia), danno che in effetti esiste ma che, in base alla stessa sentenza, non è addebitabile ai solerti amministratori ma, di fatto, alle casse regionali quindi a tutti gli umbri.”
Ad affermarlo è l’assessore alle infrastrutture e trasporti della regione Umbria Enrico Melasecche che interviene così sulla decisione della Corte di Cassazione che ha riguardato Umbria TPL e Mobilità
“La Presidente Marini, nel commentare la sentenza sui social, sostiene che grazie alle sue scelte politiche avrebbe ottenuto il ‘risanamento economico finanziario del sistema di Trasporto Pubblico Locale e la prosecuzione dei servizi aziendali che hanno consentito all’Umbria di non interrompere mai i servizi di TPL, assicurando il diritto dei cittadini alla mobilità e al trasporto’. Rispetto a quanto affermato dalla ex governatrice, avendo piena consapevolezza della situazione economica disastrosa sia di Umbria TPL Mobilità ereditata nel 2019 dalla nuova amministrazione, nonché degli stessi debiti accumulati negli anni dalla Regione nei confronti del gestore del servizio di trasporto, mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni. Il risanamento organico, economico finanziario e funzionale, del sistema di Trasporto Pubblico Locale – afferma l’assessore – è iniziato quando l’attuale giunta, a fine 2019, ha voltato decisamente pagina. La nostra amministrazione, con notevole sforzo e senso di responsabilità istituzionale, ha innanzitutto onorato a favore di Busitalia ed altri gestori minori i debiti pregressi per oltre 23.000.000 di euro lasciati in eredità sul Servizio Trasporti. Era infatti invalsa da anni la pessima abitudine di pagare, peraltro con notevole ritardo, le fatture di ogni anno con gli stanziamenti degli anni successivi, creando di fatto la voragine citata.
Ma l’altro disastro a cui abbiamo dovuto metter mano è quello di Umbria Mobilità, la bad company rimasta in mano pubblica dopo che la sinistra era stata costretta a privatizzare il TPL umbro, prima in mano alle quattro società, APM, La Spoletina, ATC e FCU, che viaggiavano in costante rosso, gestite come erano da pletorici consigli di amministrazione di politici di sinistra. Solo grazie all’operato di questo assessorato, e dopo mesi di insistenze nel recuperare la documentazione è stato possibile ottenere la certificazione del piano di rientro dal debito da presentare alle banche ad iniziativa dell’asseveratore esterno e solo dopo un anno e mezzo di defatiganti trattative abbiamo raggiunto un accordo con le dodici banche creditrici conseguendo un risultato che la giunta precedente, probabilmente molto meno credibile di quella attuale, non era mai riuscita a conseguire. Ancor oggi stiamo operando in base all’articolo 67 della legge fallimentare e questa giunta regionale si sta facendo carico, nonostante abbia solo una quota di minoranza in quell’ircocervo di Umbria Mobilità, del lungo processo di risanamento complessivo della stessa, appena iniziato, districandosi fra normative complesse, responsabilità non proprie, eredità pesantissime, non facilmente ricostruibili a causa di una gestione per troppi anni improntata alla incompetenza ma anche a molta faciloneria. Le banche creditrici di Umbria TPL Mobilità vantano ancora crediti per decine di milioni di euro. Indispensabile quindi improntare l’azione della società ad una gestione finalmente responsabile, salvaguardandone integralmente la forza lavoro rispetto alla scelta di portare i libri in tribunale, scelta questa molto più eclatante politicamente per la nuova giunta ma che non è stata seguita in quanto, a nostro sofferto giudizio, non avrebbe fatto l’interesse dell’Umbria. Solo quest’anno – afferma l’assessore – abbiamo fin qui conseguito un risparmio di 5 milioni di euro sull’IVA che arriverà a circa 10 milioni a fine di ogni anno, indispensabile per cercare di tenere il TPL sulla linea di galleggiamento ed è questa giunta costretta alla riduzione degli sprechi dovuti ad autobus che viaggiano praticamente vuoti per 3,5 milioni anche per sanare un contenzioso giudiziario intentato dai gestori privati che hanno portato la Regione in Tribunale per partite debitorie pregresse quanto incerte. Non solo, è questa giunta obbligata a mettere in atto decisioni previste dal vigente Piano Regionale dei Trasporti, votato dal consiglio regionale precedente per risanare e riorganizzare il TPL ma irregolarmente mai fin qui applicate per evidenti ragioni di facile demagogia in una confusione indicibile.
Volendo chiarire in termini comprensibili quello che la Procura della Corte dei Conti rimprovera alle passate amministrazioni – aggiunge ancora Melasecche – è il fatto di non aver risanato il servizio, abbattendo i costi inutili, razionalizzando il settore, facendo le doverose manutenzioni alle linee ferroviarie, tagliando gli sprechi, indetto una gara finalmente trasparente ma raggiunto la pace politica e sociale rimandando al futuro problemi e debiti, non assumendosi l’onere delle scelte serie, non stanziando adeguate risorse finanziarie per la mobilità regionale. Quel debito lo stanno pagando oggi gli umbri che due anni fa hanno infatti deciso di voltare pagina.
Non solo, ad abundantiam, rispetto ai debiti citati, le penali sanzionatorie per circa 6 milioni di euro l’anno dal 2016 in poi, a causa di una gestione del TPL che non riesce a coprire con le entrate almeno il 35% dei costi, le stiamo pagando noi avendole loro rateizzate e rinviate al futuro come stiamo cercando, in unità d’intenti con le regioni piccole che hanno problemi consimili, di modificare la normativa nazionale penalizzante.”
Questo il commento alla sentenza di assoluzione della Cassazione, di Catiuscia Marini
“La decisione della Corte di Cassazione Sezioni Unite del 10 maggio 2022 ed oggi pubblicata rende giustizia all’operato da me svolto come Presidente della Regione ed ai colleghi Assessori regionali nelle Giunte regionali da me presiedute, in merito alla vicenda del risanamento economico finanziario del sistema di Trasporto Pubblico Locale e della prosecuzione dei servizi aziendali che hanno consentito all’Umbria di non interrompere mai i servizi di TPL, assicurando il diritto dei cittadini alla mobilità e al trasporto.
Si pone fine, in maniera definitiva, ad una vicenda giudiziaria apertasi nel 2012 con una indagine della Procura Regionale della Corte dei Conti dell’Umbria e con un atto di citazione agli amministratori regionali e provinciali del 2016. Le motivazioni della sentenza confermano la correttezza ed il buon operato al quale ho sempre improntato la funzione di Presidente della Regione Umbria e della Giunta regionale, avendo sempre anteposto la tutela dell’interesse pubblico ad ogni decisione amministrativa come evidenziato nel caso specifico del risanamento del Trasporto Pubblico Locale.
La mia difesa, e devo ringraziare il grande lavoro tecnico e professionale dell’avvocato Nicola Pepe che mi ha assistito in questi anni e che ha avuto la sensibilità di cogliere ed evidenziare i profili che hanno trovato piena conferma da parte della Suprema Corte a Sezioni Unite, sin dall’inizio ha contribuito a ricostruire tutti i passaggi e la correttezza del nostro operato di Amministratori regionali indirizzato esclusivamente a tutelare l’interesse della comunità regionale a mantenere il servizio di TPL. In particolare in tutti e tre i gradi di giudizio (1° Regionale, 2° Centrale e 3° di Legittimità difronte alla Cassazione) è stato confermato il buon operato della Regione Umbria, del Presidente, della Giunta regionale e della struttura regionale.
E’ stata accolta pienamente la nostra linea difensiva che oltre ad evidenziare i profili di buona e corretta amministrazione ha altresì rivendicato l’insindacabilità delle decisioni politiche, la non giustiziabilità delle scelte assunte dal Governo regionale e la piena legittimità della discrezionalità amministrativa. Appartiene all’esclusiva competenza degli organi istituzionali la piena discrezionalità politica in merito alle scelte da perseguire per tutelare i servizi fondamentali al cittadino e le eventuali azioni straordinarie da mettere in campo per il risanamento anche delle aziende pubbliche.
Quanto espresso al punto 25 della Sentenza è per me motivo di orgoglio in quanto la Corte Suprema di Cassazione evidenzia che “…. altresì ravvisando nell’operato degli amministratori regionali e provinciali una condotta insindacabile nel merito alla stregua di scelte né irragionevoli, né abnormi ed anzi dotate di giustificazione palesata nell’esigenza di non interrompere il TPL, già secondo una valutazione ex ante dell’erogazione di risorse pubbliche, senza che la stessa Procura contabile vi abbia contrapposto scelte alternative…….; il riconoscimento esplicito, da parte della Corte dei Conti, dell’impossibilità di valicare il cd.merito amministrativo…. Inducono pertanto, nella presente sede, ad un corrispondente apprezzamento di insindacabilità della decisione per come assunta, in termini sostanzialmente anche assolutori dalla responsabilità……”
Sono stata sottoposta, come amministratore regionale insieme anche ai miei colleghi della Giunta, a numerose e violente polemiche che hanno colpito la mia persona ed i miei affetti più cari, talvolta contribuendo a distorcere la mia immagine di persona e amministratore corretta ed onesta verso i cittadini e la comunità regionale anche con ricostruzioni falsate e distorte della realtà volte ad influenzare negativamente l’opinione pubblica.
Ho sempre confidato e confido tuttora nell’esercizio della giurisdizione e nella sua capacità di cogliere i profili di Onestà, di correttezza che contraddistinguono le scelte dell’amministratore pubblico attento al buon andamento dell’Istituzione ed animato da sani principi, ai quali sempre mi sono conformata“.
Questo il commento del Partito Democratico di Terni con i segretari comunale e provinciale Pierluigi Spinelli e Fabrizio Bellini
“La sentenza della Cassazione su Umbria Mobilità, che conferma tutti i gradi di giudizio precedenti della magistratura giudicante contabile, mette definitivamente fine alla vicenda che ha coinvolto alcuni amministratori del Pd umbro e ternano, confermando la correttezza dell’operato degli amministratori, che hanno agito nel solo interesse pubblico, scegliendo di tutelare in primis un servizio essenziale come il trasporto pubblico. Ne siamo sia umanamente che politicamente soddisfatti, ma non possiamo esimerci dal fare una riflessione più ampia.
L’assoluzione infatti, se porta giustizia e dissipa ogni dubbio, non è equivalente a un colpo di spugna, non cancella il passato, né le sue conseguenzemediatico/politiche. Basti pensare all’ingente quantità di energie impiegate nel corso di questi anni, come al fatto che vicende giudiziarie di varia natura hanno comportato cambiamenti importanti e concreti nella vita privata di quanti ne sono stati coinvolti, come accaduto nel corso dell’ultimo decennio per le vicende di Provincia e Comune, parimente terminate con assoluzioni.
Oltretutto le assoluzioni non fanno notizia, vengono relegate a scarni trafiletti che scompaiono nel giro di un paio di giorni, mentre la notizia di indagine viene pubblicata e ripubblicata, spinta, rilanciata, tagliata ad arte e questo impatta con forza sul dibattito democratico e lo vizia, interrompendo percorsi personali e politici. Oltre che rispettare il lavoro della Magistratura sarebbe bene trattare con rispetto chi è oggetto di indagini e processi, e non solo come esercizio di garantismo, ma anche a tutela dei meccanismi democratici, a partire dalla politica”.