Nel 1991 la Spea di Narni era stata indicata quale centro di raccolta per emigranti: era il tempo degli sbarchi massicci di albanesi al porto di Bari e serviva un posto per ospitare almeno duemila profughi. E per l’Italia centrale venne individuata proprio la Spea, che all’epoca era in mani pubbliche. Tecnici del Ministero degli Interni si calarono immediatamente nei campi abbandonati, popolati solo da vacche bianche, vacche da macello e definirono ogni aspetto dell’accoglienza.
La protesta fu davvero forte, fatta di prese di posizioni decise di Comune e Regione, di comitati di cittadini in quanto quel campo avrebbe tolto qualsiasi prospettiva all’area. Comunque sia quello che fa ritornare il ricordo è la assoluta rispondenza agli standard per l’accoglienza che la Spea dimostrò di avere: d’altra parte nel 1945 era stata un campo di concentramento di persone che volevano fuggire dalla guerra e dalla miseria. E allora perché non entrò mai in funzione? Accadde che i ventimila albanesi arrivati l’otto agosto del 1991 con la nave Vlora, si dileguarono e diventarono fluidi nella società italiana insomma, sparirono dai radar della Protezione Civile e del centro di raccolta alla Spea non se ne parlò più. Sino ad ora. Ma stando a vedere le carte non se ne parlerà per molto in quanto l’area è esondabile e potrebbe subire delle inondazioni da parte del Nera, in verità evento poco probabile perché il sistema idrologico della Conca è regolato dal Canale del Recentino, ma l’ipotesi della sua esondabilità rimane sul tavolo.