Costruire e sostenere un percorso umano e formativo di riscatto sociale nel segno di una grande attenzione alla dignità umana. È l’obiettivo del progetto FILAR – Formazione per l’Inclusione socio Lavorativa nel settore della Ristorazione riservato a 48 detenuti in regime di massima e media sicurezza che prenderà il via lunedì 13 gennaio nella Casa Circondariale di Terni. L’iniziativa, unica nel suo genere, prevede il coinvolgimento diretto dei detenuti in due percorsi formativi nel settore della ristorazione commerciale/collettiva: uno in ambito culinario «Preparazioni gastronomiche – Addetto alla Cucina» in due edizioni della durata di 120 ore ciascuna ed uno riservato alla «Pizzeria», sempre in due edizioni della stessa durata.
Oltre alla Regione Umbria e all’Istituto penitenziario, partecipano al progetto esponenti del mondo del lavoro, del volontariato, Istituzioni pubbliche, fra cui i Comuni di Terni, Narni ed Amelia e stakeholders che hanno unito le proprie specifiche competenze e rete di relazioni per raggiungere obiettivi comuni.
FILAR è stato finanziato dalla Regione Umbria – Servizio Programmazione Socio Sanitaria dell’Assistenza distrettuale – Inclusione sociale, economia sociale e terzo settore, nell’ambito dell’Avviso Pubblico in regime di concessione ex art. 12 L.241/190 per la presentazione di proposte progettuali per l’inclusione socio lavorativa di persone in esecuzione penale e vede come soggetto attuatore l’ATS tra Università dei Sapori, l’Associazione di Volontariato San Martino ed ITER Impresa Sociale.
I detenuti, attraverso la partecipazione a percorsi didattici attivi e motivanti, avranno l’opportunità di prepararsi ad un progetto di vita capace di coniugare sapere e saper fare verso l’acquisizione di competenze coerenti con le esigenze del mercato del lavoro.
D’altro canto, sia i soggetti proponenti, che gli stakeholders e i soggetti a vario titolo portatori di interessi nel territorio regionale, avranno il compito di sensibilizzare la comunità esterna alle problematiche del carcere attraverso azioni di sensibilizzazione così da contrastare il fenomeno della recidiva da un lato e veicolare dall’altro il fine rieducativo della pena nonché un’idea del carcere come luogo positivo, propedeutico al reinserimento civile e sociale dei detenuti. Valutazioni che nascono da analisi dell’attuale contesto lavorativo e della carenza di opportunità lavorative per i detenuti, una volta scontato il periodo di pena. Alla base del progetto FILAR ci sono poi anche altre valutazioni. Ad oggi i ristretti sono occupati, quando possibile, soprattutto nelle attività correlate alla gestione quotidiana degli istituti penitenziari stessi (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato ecc.), ma il sovraffollamento, la turnazione continua e la riduzione dell’orario di lavoro pro capite, necessarie per garantire un minimo livello occupazionale e una fonte di sostentamento, non consentono lo sviluppo di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro ne’ tanto meno possibilità formative. Ciò porta, come rilevato dal DAP, ad un incremento esponenziale del tasso di recidiva, pari al 68%. All’uscita dal carcere, poi, riuscire a lavorare è una sfida spesso proibitiva, resa più complicata dai pregiudizi sociali verso gli ex detenuti, ma anche dal basso livello di educazione/istruzione ed ovviamente di esperienze lavorative pregresse. La formazione posta al centro del progetto ed il lavoro come alternativa concreta alla recidiva e al reato, sono i due obiettivi principali di FILAR che tiene conto, nel suo sviluppo, sia delle prospettive occupazionali offerte dal settore, secondo l’ultimo rapporto FIPE, sono infatti oltre 1.252.260 gli occupati, sia di nuove attività ristorative inframurarie sorte in tempi recenti anche a livello nazionale: iniziative di ristorazione, attività di catering, pizzerie aperte al pubblico pagante o gestite interamente da detenuti.