Sono passati 4 anni dal quel 12 marzo in cui si è consumata la tragedia di David Raggi, ucciso, in piazza dell’olmo, a Terni, senza motivo alcuno, da Amine Aassoul. 27 anni aveva David, strappato all’affetto dei suoi cari in modo così brutale.
Proprio ieri la decisione beffa della seconda sezione del tribunale civile di Roma che ha disposto un “equo indennizzo” di 7.200 euro da liquidare ai famigliari (i genitori e il fratello) di David.
L’assassino sta scontando la pena a 30 anni di reclusione nel carcere di Spoleto.
Oggi è stata celebrata una messa in memoria di David e in quella stessa piazza che frequentava abitualmente, un ragazzo (un amico , un conoscente) ha lasciato, appesa all’albero, una poesia.
QUESTO IL TESTO
“Della tua città alla folla quella sera ti presentasti,
facendo chiamar più volte il tuo nome,
verso più volte detto in quello slargo
così piccolo che nessuno l’avrebbe detto abbastanza
per proporti sulla bocca di tutti;
così allegro, che nessuno illuderebbe d’esser luogo di pace.
Chiamasti un destino dal nome straniero
per un insolito cambio fare:
lui ti prese le ventisette estati che sul tuo viso avevano trovato giugno
e ti diede a quattro inverni.
A lasciarti su labile carta
ci pensò un fiato gelido,
che ti levò sopra la sicurezza
del riparo contro il ghiaccio del momento.
Apprezzato com’eri,
decidesti di dar il colore a quelle pietre,
dalle quali ora nascono fiori e pianti.
silenzioso com’eri,
volesti andare senza fiatare,
stesso sentire che la tua immagine lascia negli occhi dei cari.
E una gola si spaventò di far diversamente,
le mancò l’aria per chiamarti ancora una volta,
le voci di tutti ebbero paura di venire alle tue orecchie.
Rimase solo uno sconfitto senso,
una stinta mossa rifugiatasi in una scena muta.
Così, nel chiassoso buio della sera,
venisti corrotto da un sonno profondo.
Tanto grande è il tuo ricordo
che il peso ti negò ‘l posto fra pagine coperte;
allora t’adocchiò la prima,
tu, corteggiato,
cedesti alle lusinghe delle sue righe.
Fu a quel tempo che t’avvicinò la prima,
menzognera promessa alla quale, sognante, ti dai ancora.”