Il rilancio del polo universitario a Terni passa per Pentima? Sì secondo la Lega, no secondo il Movimento 5 Stelle.
Durante il question time la consigliera regionale della Lega , Valeria Alessandrini ha chiesto all’assessore Paola Agabiti se “l’attuazione del ‘Progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi industriale’ che auspica il potenziamento e la valorizzazione delle strutture di ricerca del Polo scientifico didattico di Terni , comporti la riqualificazione architettonica e funzionale dell’area ex Ancifap per consentire di ospitare la didattica dei corsi di laurea di Economia e di Ingegneria. Nell’area di Pentima – aggiunge la Alessandrini – già insistono laboratori universitari. A maggio 2019 la Giunta regionale ha pre-adottato lo schema di protocollo di intesa che valorizzerà e consoliderà la presenza dell’Università nel ternano, consentendo di costituire un centro formativo e di ricerca che rappresenti un riferimento per il tessuto industriale locale per la formazione, l’aggiornamento e la riqualificazione del personale; per il supporto alla sperimentazione industriale, alla ricerca scientifica ed applicata per le imprese del territorio; per il supporto ai processi di ammodernamento delle attività industriali; per la tutela del territorio attraverso la promozione di processi sostenibili e lo studio di soluzioni per gli effetti delle calamità naturali; per i processi di internazionalizzazione delle imprese e dell’offerta formativa. Sono trascorsi più di sette mesi dalla pre-adozione del protocollo di intesa da parte della Giunta senza che si sia giunti ancora alla sua sottoscrizione. Per questo chiediamo di sapere quando sarà sottoscritto il protocollo”.
Nel rispondere alla Alessandrini, l’assessore Agabiti ha ribadito che “porrà in essere tutte le iniziative per la sottoscrizione, implementazione e attuazione del Protocollo. Quello della crescita della presenza universitaria a Terni è considerata prioritaria da questo Esecutivo, nell’ambito dell’ampia collaborazione attestata con la firma recente del protocollo con l’Università di Perugia. Con il recupero di Pentima sarà rafforzata la presenza universitaria a Terni, con l’obbiettivo anche di formare e aggiornare il personale delle industrie locali, supportare la sperimentazione industriale e la ricerca, nei settori chimica verde, metallurgia, energia e sviluppo sostenibile caratterizzanti la provincia di Terni. L’assessore Melasecche ha già effettuato un primo sopralluogo nel complesso di Pentima. Lo schema di protocollo del 2019 non è stato perfezionato perché l’allora assessore uscente non ha inviato alcuna comunicazione al servizio Demanio, patrimonio prevenzione e protezione. Oltre a questo lo scioglimento anticipato della X Legislatura regionale ha impedito la sottoscrizione del protocollo.”
Sull questione del rilancio del polo universitario ternano a Pentima è intervenuto anche il consigliere regionale 5 stelle Thomas De Luca, totalmente in disaccordo sulla riqualificazione di Pentima.
“Terni ha bisogno di Università e cultura più del pane- sostiene De luca.
Ipotizzare di accentrare un polo Universitario dentro un Sito di Interesse nazionale soggetto a bonifica, ai margini della discarica per rifiuti speciali tra le più grandi d’Italia e per di più in una delle aree di massima ricaduta delle polveri dell’acciaieria Thyssen rappresenta non solo un colpo ferale ad ogni velleità di rilancio dell’ateneo in questo territorio, ma sarebbe un ulteriore offesa e tentativo di svilimento di questa città.
Un’area totalmente scollegata dalla città, dove la contaminazione dell’acqua, dei suoli e dell’aria è a livelli da record, a causa della quale Terni è stata interessata dallo Studio Sentieri del Ministero della Sanità ed in cui sono stati riscontrati un eccesso di mortalità per patologie strettamente correlate alla matrice ambientale.
Uno scenario post atomico dove insieme al vento si sollevano tempeste di polveri e metalli pesanti.
Sarebbe comprensibile – aggiunge De Luca – l’utilizzo di parte dei laboratori per lo svolgimento delle attività di alcuni corsi. Ma pensare solo di creare un progetto attrattivo per gli studenti in un contesto simile vuol dire esclusivamente regalare alla politica un nastro da tagliare sulla pelle della città. Un nastro che rappresenterebbe di fatto la pietra tombale sul futuro dell’Università nella conca Ternana.
Come affermò in più di un occasione Andrea Liberati, “Terni ha bisogno di essere contaminata, ma da saperi ed idee dei docenti e dei discenti”, per questo immaginare di separare l’Università dalle zone antropizzate della città è l’ennesimo schiaffo che si vuol dare alle ambizioni di rilancio di una città che vuol costruirsi un futuro che vada oltre la cultura della fabbrica.
La politica ha il dovere di elaborare alternative confrontandosi e mettendo in rete risorse e competenze, che devono portare ad un progetto comune di rilancio fino a guardare oltre l’esperienza con l’Università di Perugia. Se questo è il massimo che da Palazzo Murena si riesce a mettere sul piatto.”