Il vescovo Giuseppe Piemontese ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a 12 giovani immigrati africani, nella cattedrale di Terni nel giorno del giovedì Santo, nel corso della celebrazione in “Coena Domini” in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena.
Una celebrazione all’insegna della comunione e solidarietà manifestata nel significato profondo che ricorda l’istituzione dell’eucarestia e che apre il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemorano la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale.
“Questa celebrazione rappresenta la porta che ci immette nel triduo sacro, nella passione, morte e resurrezione di Gesù – ha ricordato il vescovo – una celebrazione che è memoriale dell’Eucarestia consegnataci da Gesù proprio quella sera: nel comandamento del Signore sull’amore fraterno e del servizio. Il comando di Gesù a farsi ultimi e servi di tutti non può essere ridotto solo all’aspetto liturgico potrebbe, ma nella liturgia deve trovarsi la elevazione, santificazione dell’amore, espresso nel servizio quotidiano. Ognuno di noi si può interrogare sulla qualità del proprio servizio, quello di genitori, di figli, di frati, di suora, di prete, di vescovo, di politici, di operai e imprenditori”.
Nel gesto della lavanda dei piedi si rinnova il senso del servizio che il vescovo ha voluto ripetere nei confronti degli immigrati cittadini.
“Abbiamo voluto evidenziare l’attenzione e il servizio ai migranti – ha aggiunto il vescovo – nella lavanda dei piedi che vuole essere segno del servizio vicendevole. Il tema dei migranti è un tema delicato ed impegnativo che negli ultimi tempi viene trattato e vissuto non solo nella società, ma anche dai cristiani in maniera piuttosto sbrigativa, superficiale e a volte rabbiosa. Credo che adesso vada affrontato con intelligenza, con coraggio, con umanità non lasciandosi sopraffare dalla paura e dal disagio, che pure gente sconosciuta può provocare. Lasciamoci guidare dal senso di umanità che è patrimonio della nostra gente e dal senso di amore cristiano insegnato da Gesù “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. La conoscenza diretta delle persone e delle loro storie, la prevalenza della ragionevolezza, il dialogo e discernimento sui temi delle migrazioni e l’esempio di Gesù ci aiuteranno a superare le paure. Non lasciamoci convincere e ingannare da altri maestri che propongono un Vangelo differente da quello di Gesù”.