E’ disponibile su You Tube il corto, tutto ternano, “Origami” per la regia di Nicolò Monghini, scritto dallo stesso regista con Diego Ciucci.
“Quella che vedete – ci dice Nicolò Monghini – è la scena finale di un film, gli ultimi 10 minuti, la fine della storia di un personaggio, il protagonista, che fa parte di una gang malavitosa, che voleva cambiare vita dopo la nascita della figlia e che invece questo cambiamento non è riuscito a portarlo a buon fine, il che gli costerà proprio la perdita della figlia”.
La bambina che vediamo nel corto, dunque, è una rappresentazione onirica. Il padre che vediamo con in mano un fucile ha appena consumato la sua sete di vendetta uccidendo coloro che gli avevano portato via la persona a lui più cara al mondo. Il ritorno su quella collina è proprio un omaggio alla memoria della figlia. Vi avevano infatti sepolto una scatola con all’interno origami con i quali lui aveva promesso di cambiare vita.
Nel gioco delle promesse, quella fatta durante il giuramento al clan malavitoso e quella fatta alla figlia, ha prevalso fatalmente la prima che ha poi ha portato a un esito tragico.
L’interprete principale è Francesco Papaveri, la bambina è Beatrice Bovelli.
Il corto è stato girato a Vascigliano, è stato utilizzato anche un drone per le riprese.
Il film è stato prodotto da “Piccolo cinema di quartiere”. E’ stato girato nel mese di aprile 2021 in due giorni.
La colonna sonora è di Lorenzo Borseti.
Non è la prima opera di Nicolò Monghini che aveva già girato un corto sul lockdown, “C’era una volta il 2020”. Ambientato in un futuristico inizio anno 2068 con una papà che riguarda immagini di quello “strano” Natale del 2020, “L’anno più strano della mia vita” dirà, mentre il resto della famiglia lo reclama per gli auguri.
Monghini , ha 26 anni, è un film-maker che realizza anche videoclip e spot pubblicitari. Suo, ad esempio lo spot della Viparo trasmesso su Sky.
Tornando a “Origami” mi ha colpito la dedica finale, senza destinatari.
Dedicato a ……..
A tutti e a nessuno perché la dedica è generale : “è una formula mia emotiva di lasciare qualcosa aperto a tutti – spiega Monghini – e ognuno può interpretarla come meglio crede”.