“Siamo il Paese che ha l’evasione fiscale più alta in Europa e, contemporaneamente, siamo il Paese che ha un peso fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, altissimo. E quasi il 90% dell’IRPEF lo pagano i lavoratori e i pensionati. In nome dell’interesse generale, quelli che devono fare i sacrifici, che devono tirare la cinghia, sono sempre quelli, non c’è mai un momento in cui i bisogni di chi lavora per vivere diventano interesse generale”.
Lo ha detto questa mattina a Terni, all’attivo dei delegati del sindacato, il segretario nazionale della CGIL, Maurizio Landini che ha indicato nel fisco una delle questioni irrisolte né, ha aggiunto, possono bastare i 200 euro “una tantum” stanziati dal governo per chi ha un reddito lordo inferiore ai 35 mila euro, “200 euro servono sempre – ha detto Landini – ma non sono sufficienti ad affrontare la situazione che c’è. Non serve continuare a fare cose ‘una tantum’ se non si interviene con modifiche strutturali che devono essere realizzate, sia sul fisco , sia sulle manovre da mettere in campo”.
Landini ha poi individuato nella “precarietà” del lavoro un’altra delle questioni dirimenti per il futuro, “quello che è avvenuto in questi anni è un aumento della precarietà che non ha precedenti da nessuna altra parte e se voi ci pensate – ha aggiunto – la precarietà ha coinciso con una riduzione dei diritti e delle condizioni salariali. Quando sei sotto ricatto precario e hai bisogno di lavorare a volte sei costretto anche ad accettare delle condizioni, pur di lavorare, che altrimenti non accetteresti. Il lavoro precario esiste in qualsiasi settore, pubblico e privato e il sindacato deve cominciare a far diventare vertenze perché quelli che sono precari non devono essere precari. Le persone con contratti a termine sono 3 milioni 150 mila senza contare le partite IVA, i lavoratori autonomi o coloro che hanno altre forme di lavoro precario. Il lavoro rimane sempre un elemento decisivo e quando uno non è in grado di vivere lui e di poter far vivere nessun altro ecco che esplode la rabbia sociale. Noi abbiamo il compito di dare una prospettiva di cambiamento. Non sarà semplice né facile ma non abbiamo alternative ad affrontare questa situazione.”
Landini ha criticato il governo “dalla Lega alla sinistra, costretto a mediazioni per stare insieme” e “il sindacato non può aspettare le prossime elezioni per vedere come a va a finire perché le condizioni materiali ci sono oggi, oggi la gente non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, oggi sono precari e hanno delle difficoltà, oggi ci sono i problemi sulla sanità, oggi c’è il problema del diritto alla scuola”.
Il segretario della CGIL ha anche criticato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, “non è che poi possiamo accettare una logica come quella del governatore per cui non si possono aumentare più di tanto gli stipendi perché altrimenti riparte l’inflazione. Dal governatore – ha aggiunto Landini – non una una parola sulla precarietà del lavoro”.
Landini ha poi affrontato la tragica situazione in Ucraina: “siamo difronte al ritorno della guerra – ha detto il segretario della CGIL – le sanzioni giuste contro la Russia è evidente che le pagheremo noi, le sta pagando l’Europa, non qualcun altro. Quello che è avvenuto il 24 febbraio ha già cambiato relazioni e rapporti e non si tornerà più al prima del 24 febbraio. Chi ha deciso di invadere in modo criminale l’Ucraina è uno di quei paesi che dispone di armi nucleari e la Russia non ha nemmeno escluso di mettere mano a questi armamenti. La Russia ha un numero di testate nucleari più alto anche degli Stati Uniti. Oggi siamo difronte non solo al ritorno della guerra ma al ritorno della guerra come normale elemento che possa regolare i rapporti fra le nazioni quando la guerra può essere nucleare. Come CGIL abbiamo detto di fermare la guerra e avviare una trattativa . Io sono contro la guerra, non semplicemente pacifista, è qualcosa in più”.
Visto che proprio a causa della guerra è esplosa anche la questione energetica Landini ha affermato che “siamo così dipendenti dalla Russia sul gas perché non ci sono stati investimenti sulle energie rinnovabili”.