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“Siamo qui innanzitutto per dire grazie al Signore perché assiste, guida , sostiene questa comunità civile e cristiana. Siamo orgogliosi di questo tesoro che abbiamo. Io faccio un raffronto: la Sacra Sindone che è a Torino…è vera, non è vera. Molti hanno espresso dei dubbi eppure la comunità cristiana, Papi compresi, pur non obbligando alcuno a credere sulla autenticità di quella reliquia, si fermano in preghiera per ringraziare il Signore per la sua passione, morte e resurrezione. Noi facciamo altrettanto ringraziamo il Signore per la sua passione, morte e resurrezione.”
E’ un passo dell’omelia del vescovo di Terni, Mons. Giuseppe Piemontese, pronunciato eri sera in un Duomo affollatissimo di fedeli per l’esposizione della reliquia del preziosissimo sangue di Gesù.
“Questa sera – ha aggiunto Mons. Piemontese – rievochiamo un fatto che è patrimonio e ricchezza di questa città, di questa chiesa locale , questa preziosa reliquia del preziosissimo sangue di Gesù. Molti dicono, ma sarà proprio vero? è una vera reiliquia? anche persone degne di fede mettono in guardia perché non si ecciti la fede delle persone attraverso miracoli reali o presunti. E’ un dato di fatto – ha precisato il vescovo – che questa reliquia è stata consegnata ed è arrivata in possesso del cardinale Rapaccioli, il quale non era un credulone ma ha visto personalmente l’autentica di questa reliquia. La comunità cristiana di Terni ha sperimentato la protezione del Signore attraverso questa reliquia. E io aggiungo un particolare che mi sta a cuore. Che una delle prove dell’autenticità di questa reliquia l’ha data San Giuseppe da Copertino, frate francescano che si trovava in Assisi, nel sacro Convento, intimo amico del cardinale Rapaccioli al quale spiegava molti temi, difficili, credo anche che riguardassero la chiesa di Terni. Ebbene il cardinale Rapaccioli – ha affermato ancora Mons. Piemontese – volle mettere alla prova , e la reliquia , e la santità di San Giuseppe da Copertino. Indossò come croce pettorale questa reliquia e si recò in Assisi per fare visita a San Giuseppe, senza dirgli niente. San Giuseppe gli andò incontro con dei ministranti, con le candele accese e al cospetto del cardinale si inginocchiarono per venerare la reliquia.Come se ciò non bastasse, il cardinale si fermò in Assisi e lasciò la reliquia in una stanza senza avvisare alcuno e San Giuseppe da Copertino fu trovato ancora una volta davanti a quella stanza, in ginocchio, ad adorare la reliquia. Il cardinale Rapaccioli non ebbe più dubbi e perciò la affidò alla chiesa di Terni”.
Tutto ciò, dunque, secondo Mons. Piemontese attesta l’autenticità della reliquia che è custodita nell’altare appositamente costruito nel Duomo di Terni, e la storia descritta in un dipinto del 18esimo secolo, posto sulla parete sinistra del presbiterio, di fronte all’organo, rievoca l’incontro di San Giuseppe da Copertino con il cardinale Rapaccioli.
La tradizione della festa del Preziosissimo Sangue nella città di Terni ha radici in un fatto accaduto nella seconda metà del Seicento durante la peste che non risparmiò nemmeno Terni e che è ricordato in una lapide affissa su una parete della torre Barbarasa. Il vescovo di allora, mons. Gentili, il 21 giugno del 1657 prelevò dalla Cattedrale, ove era custodita, la reliquia contenente il Sangue di Cristo e, in processione salì sull’alto della torre dei Barbarasa e da lì benedisse la città auspicando l’intervento divino. Passò qualche tempo, i casi di peste diminuiscono fino a cessare.