Finalmente una buona notizia: l’istituto Tagliacarne, Centro Studi delle Camere di commercio, certifica un primato di Terni (ed anche di Perugia); le due province dell’Umbria sono quelle che hanno più di tutte le consorelle e più velocemente approfittato dei provvedimenti governativi nel comparto delle costruzioni, comparto che ha recuperato più di altri le performance pre-Covid. Insomma, boom di crescita a Terni che sfiora il +42%. Segue Perugia (+39,8%). Terza, solo terza e ben distanziata, la provincia di Messina. Il risultato è ancor più importante quando l’Istituto di ricerca sottolinea come solo ventidue province sul centinaio italiane, hanno superato il livello economico pre-covid.
Nelle pagine ufficiali, i ricercatori dell’Istituto Tagliacarne hanno riportato la posizione del presidente dell’Unioncamere, Andrea Prete: “Il Covid ha rimescolato la geografia produttiva del Paese. Registriamo, infatti, la crisi della tradizionale direttrice adriatica dello sviluppo e il rilancio di quella tirrenica, una differenziazione dei fenomeni di crescita nel Mezzogiorno, difficoltà di diverse aree del Triveneto e il rafforzamento delle performances della provincia rispetto a quelle dei grandi centri metropolitani. Se le province a maggiore densità industriale hanno dimostrato una maggiore resistenza rispetto alle altre, resta comunque il dato che questo dinamismo non è bastato a riportare in maniera territorialmente diffusa i livelli precedenti alla pandemia”.
Una tendenza confermata anche dalla Cna che aveva fatto in piena estate un altro rilevamento: “La filiera delle costruzioni è determinante per la crescita economica – aveva affermato Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna sul Corriere dell’Economia – L’anno scorso il settore ha contribuito al 30% del rimbalzo del Pil, l’occupazione è aumentata del 14% e la produzione del 24%.
Ma alla fine contano i fatti ed i numeri spiccioli solo nella provincia di Terni testimoniano di circa trentamila occupati nel comparto ed il limite è proprio quello di non trovare personale specializzato. Tra l’altro la performance avrebbe potuto essere ancora più importante se il mercato del lavoro avesse potuto allineare altro personale: i lavori rifiutati dalle imprese edili sono state nell’ordine delle decine di migliaia.