In un’intervista rilasciata all’AGI, Agenzia Giornalistica Italia, Stefano Bandecchi, indagato per una presunta evasione fiscale, esprime tutto il suo rammarcio.
Bandecchi è amareggiato ma non si dà per vinto: “Sono sereno perché sono convinto che uscirà la mia ragione”. Annuncia che manderà “una lettera al presidente del Consiglio e al ministro dell’Università” e non rinuncia all’ironia: “Se non siamo un ateneo, finanzieri e pm spiegassero ai miei 60 mila studenti cosa sono. Ci spiegassero anche dove dobbiamo portare il bilancio del 2022: al ministero dell’Università, dove vanno depositati quelli degli enti di ricerca e dove noi abbiamo sempre consegnato i nostri, o alla Camera di Commercio e in Tribunale, dove vanno gli altri?”.
Lo sgomento per l’indagine è evidente: “Non ho capito da dove nasce, ma è sbagliata e superficiale. Chi mi accusa sostiene che il fatturato prevalente della mia università viene da attività commerciali e non dai corsi di laurea. Bastava che guardassero meglio. Avrebbero scoperto che l’UniCusano è una grande realtà e, al pari di tutti gli altri atenei italiani, ha proprietà e investimenti. Loro (gli investigatori, ndr) evidentemente non ne avevano idea. Abbiamo 97 milioni di fatturato e 1.500 dipendenti”.
Vi contestano un’evasione di 20 milioni. Vi mette in difficoltà il sequestro preventivo?
“Non sono bruscolini ma ciò che mi mette in difficoltà è che questo sequestro è stato fatto in maniera plateale e scorretta. Se ci avessero chiesto di versare 20 milioni domani mattina, lo avremmo fatto. Invece hanno sequestrato i conti dell’università, della Ternana, e pure i miei. Senza che un giudice gli abbia mai dato ragione e senza aver chiesto prima chiarimenti a me, ai commercialisti, agli esperti dell’università, ai revisori dei conti. Niente”.
Nell’indagine spuntano Ferrari e Rolls Royce intestate all’UniCusano.
“Sono proprietà dell’università e anche io le uso per le iniziative dell’ateneo. Sono state comprate con soldi privati e sono a disposizione dell’ente, che non ha debiti verso l’erario o altri. Non vedo cosa ci sia di male. Se uno non pagasse gli stipendi ai fornitori o ai dipendenti farebbe bene ad andare a piedi ma non è il nostro caso”.
Ma cosa ci fa l’università con Ferrari e Rolls Royce?
“Le usiamo per molti eventi, anche per andare a prendere ospiti importanti. Siamo un grande gruppo. Se dà un’occhiata alle proprietà delle altre università italiane vedrà che ci sono motoscafi da 250 mila euro e anche qualche castello, ma nessuno li ha mai contestati”.
Ma è vero che ha usato anche una Cadillac per raggiungere la Ternana in trasferta?
“Ma perché in questo Paese si vogliono obbligare le persone a muoversi solo con il treno o a piedi? E’ vietato noleggiare aerei? Sono sciocchezze inserite nell’indagine per farmi finire sui giornali”.
Gli studenti potrebbero infastidirsi che l’università compra auto di lusso o finanzia viaggi da favola con le loro rette.
“Ma perché? Gli studenti trovano qui un ottimo servizio. Comunque non sono problemi che riguardano la giustizia italiana. E’ proprio questo il punto. Si tratta di soldi privati, non pubblici. Con i soldi che gli studenti versano all’ateneo possiamo fare quello che riteniamo opportuno. Solo l’università potrebbe contestare un’appropriazione indebita. Viaggi da favola? In aereo sono andato spesso in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Russia, dove l’UniCusano ha interessi perché possiede anche degli atenei all’estero, proprio in Inghilterra e in Francia”.
Il fulcro della contestazione è la natura dell’Unicusano: se sia o meno un ente di ricerca e quali regole fiscali, di conseguenza, debba seguire. Chi la accusa la considera un’azienda come le altre.
“Le università private, come spiega bene il Consiglio di Stato, hanno due anime: una statale e una privatistica. Nel primo caso si sostituiscono allo Stato quando erogano corsi di laurea legalmente riconosciuti e per fare questo lavoro lo Stato ci dà una cifra intorno ai 100 mila euro all’anno, un finanziamento pubblico, che dobbiamo rendicontare. Poi c’è la seconda natura: gli studenti pagano le rette, cioè soldi privati. La legge del 28 dicembre del 2020 è chiara e dice che le attività di formazione universitaria realizzate dalle università non statali legalmente riconosciute ‘non sono assoggettabili a imposta sui redditi’ ma alle altre. E così abbiamo sempre fatto. L’importante, ovviamente, è che l’università non agisca come una società commerciale”.
Crede che quest’inchiesta c’entri con la sua candidatura a sindaco di Terni?
“C’entra il fatto che gestisco benissimo la mia università, e tanti altri no. C’entra anche il fatto che mi sono messo a far politica. Cose che stanno dando fastidio a qualcuno”.
Per i suoi avversari dovrebbe rinunciare alla candidatura.
“Ma perché? I cittadini sono liberi di votare una persona che sa fare le cose o no. E poi questa è un’indagine, non sono stato condannato”.
Se invece delle Ferrari avesse usato delle Punto sarebbe stato meglio?
“Non sarei finito sui giornali. Ma non ho niente da nascondere, in vacanza ci vado sempre con la mia macchina”.