In preparazione al Giubileo 2025, si è svolto nella chiesa di San Cristoforo a Terni l’incontro-dibattito: “Giubileo 2025, porte aperte perché?” al quale ha partecipato Andrea Tornielli, giornalista, direttore editoriale dei media vaticani.
Erano presenti il vescovo Francesco Soddu e il parroco don Franco Semenza.
Tantissime persone hanno seguito l’interessante intervento di Tornielli che ha toccato temi storici e contemporanei del Giubileo, partendo da alcuni interrogativi: come la Chiesa si prepara al grande evento che viene celebrato ogni quarto di secolo? Quale senso ha oggi? Il Giubileo che sta per iniziare dice qualcosa al nostro mondo impazzito, devastato da odio, violenza e guerre? E quale relazione esiste tra il Giubileo e il cammino che la Chiesa tutta ha intrapreso con il Sinodo sulla sinodalità?
Tornielli ha ricordato le radici bibliche del Giubileo, ha ripercorso brevemente la storia del Giubileo cristiano, a partire dal primo celebrato nel 1300 per volere di Bonifacio VIII e si è soffermato sul segno della Porta Santa, che raffigura Cristo, e sull’indulgenza: quest’ultimo è diventato un termine desueto, dai contorni non facilmente spiegabili.
«Eppure – ha detto il direttore editoriale dei media vaticani – in un tempo in cui tutti parlano e nessuno ascolta, in un tempo caratterizzato da violenza e sopraffazione, dall’odio e dalla guerra, dalle chiusure e dai muri, una porta che si apre per accogliere tutti rappresenta un messaggio bellissimo. Tutti sono invitati ad entrare, nessuno escluso. Tutti sono destinatari di un messaggio di perdono e di infinita misericordia, di una grazia speciale che ci riporta alla purezza del giorno del nostro battesimo. Per questo il messaggio del Giubileo 2025 è di grande speranza: ci dice che, nonostante tutto attorno noi sembri andare a rotoli, c’è la possibilità di ricominciare, di essere accolti e ascoltati».
Il messaggio che ripetete Papa Francesco, ricordando che “tutti, tutti, tutti” sono destinatari di questa misericordia e sono invitati a entrare nella Chiesa, si collega bene al recente Sinodo sulla sinodalità.
Un tema apparentemente ostico, lontano dalla nostra esperienza, della nostra vita. In realtà ci parla della modalità autentica e più propria per vivere la comunione nella Chiesa. La Chiesa non è un’azienda , non è un partito, non è una setta. Pur nella diversità di funzioni, tutti come battezzati siamo chiamati a partecipare, ad essere coinvolti. La sinodalità, il prendere decisioni insieme accompagnati dallo Spirito Santo, dovrebbe sempre più diventare il modo distintivo per vivere la Chiesa.
«Un modo che già di per sé, senza bisogno di parole o di spiegazioni – ha sottolineato Tornielli – diventa testimonianza e missione».