Di Chiara Furiani
“Si può amare da morire, ma morire d’amore no“.
Ce l’hanno cantato i Neri per Caso in una serata memorabile, che ha riempito il CMM fino all’inverosimile.
Un’occasione di festa, di solidarietà e, perchè no, anche di riflessione.
A più riprese gli “a cappella singers” d’Italia per eccellenza, oltre a cantare divinamente come se non ci fosse un domani, hanno lanciato degli input significativi al pubblico, che, a giudicare dagli applausi fragorosi, li ha condivisi, recepiti e, si spera, fatti propri.
Spaziando tra hit e repertorio natalizio, shakerando, rimescolando e rivisitando a loro modo – e che modo! – la storia del pop internazionale, oltre a lasciare a bocca aperta l’audience, tra una “All you need is love” e un “Englishman in New York”, queste ugole d’oro ci hanno fatto pensare.
Il testo della prima grande hit, “Le Ragazze”, con cui i nostri a suo tempo trionfarono a Sanremo, appare oggi, purtroppo, di stringente attualità, quasi un vademecum di comportamento per tutti quegli uomini che reagiscono con violenza all’abbandono o al rifiuto: “Quando ti sorridono è probabile che sia un sì, ma quando si allontanano è NO, e tu, ci devi stare, inutile sperare, di recuperare se hanno detto NO, meglio sparire, non telefonare, per sentirsi dire un’altra volta no“.
Dietro i toni scanzonati e la melodia leggera, un messaggio nella bottiglia che non potrebbe essere più calzante al giorno d’oggi.
Come se non bastasse, e lì veramente si è levato il boato in platea, non poteva esserci concerto di Natale senza “Happy Christmas” di John Lennon.
War is over, il sottotitolo del brano: un inno alla pace, alla fratellanza tra i popoli, all’uguaglianza tra i diversi, alla risoluzione dei conflitti, un corollario di “Imagine” insomma.
Bello, tra l’altro, vedere presenti alla serata facce di tutti i colori.
“A Merry Merry Christmas and Happy New Year let’s hope it’s a good one without any fear. And, so this is Christmas (war is over), for weak and for strong (if you want it), for rich and the poor ones(War is over now), the road is so long, and so happy Christmas for black and for white, for the yellow and red ones, let’s stop all the fight“.
E’ un Natale pesante questo, lo sappiamo bene.
Basta guardarsi intorno e quello che domina è un clima di incertezza, sotto molteplici punti di vista.
A cosa potrà mai servire allora una serata di “canzonette”?
Serve, eccome.
Certo, la musica e la bellezza da sole non possono portarci fuori dal guado, ma possono elevarci e spingerci a immaginare qualcosa di meglio per noi stessi e per gli altri, anche per la nostra città.
C’è un famoso esperimento di psicologia sociale portato a termine negli anni ’60 negli Stati Uniti che condusse all’elaborazione della “teoria delle finestre rotte”.
Furono abbandonate in strada due automobili identiche, stessa marca, modello e colore.
Una fu lasciata nel Bronx, zona povera e difficile di New York, l’altra a Palo Alto, zona ricca e tranquilla della California.
L’automobile abbandonata nel Bronx fu smantellata in poche ore, rimossi tutti i materiali che potevano essere utilizzati, quella abbandonata a Palo Alto invece rimase intatta.
L’esperimento non finì lì: quando la vettura nel Bronx era ormai demolita e quella a Palo Alto dopo una settimana ancora illesa, i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura a Palo Alto.
Si avviò lo stesso processo, come nel Bronx di New York : furto, violenza e vandalismo ridussero anche il secondo veicolo nello stesso stato.
Tutto ciò per dire che salvare le rovine di un convento carmelitano del ‘600 piuttosto che ricoprirle per farne un parcheggio, organizzare eventi che non solo diffondono bellezza ma mettono insieme le persone – tra cui anche giovani e giovanissimi, ad esempio le scuole di musica e di danza – e le coinvolgono nella buona riuscita dell’evento stesso, non sono cose di poco conto, ma creano comunità, costruiscono futuro.
Una città sempre più spopolata, desertificata e sempre più brutta, di questo ha bisogno.
Di gente che ci creda di nuovo.
Perchè altrimenti il brutto, estetico e umano, “le finestre rotte”, ci faranno sprofondare sempre più in basso.