Terni, 1875. Centocinquant’anni fa la posa della prima pietra di uno dei più antichi opifici militari italiani ed il primo della sua natura a vocazione interforze: la Regia Fabbrica d’Armi fondata a Terni, località scelta dall’allora Governo Minghetti II per la posizione strategica della città, per il tessuto industriale cittadino già articolato e per la ricchezza di risorse naturali, acque in primis.
Protagonista di due guerre mondiali, di guerre coloniali e delle sfide, in epoca repubblicana, riservate all’Italia quale paese Nato la Regia Fabbrica d’Armi di Terni ha cambiato spesso nome, riflettendo i mutamenti storici e politici del Paese, ma non la sua missione: produrre e manutenere l’armamento leggero per l’Esercito e per le altre Forze Armate, dal leggendario Carcano 1891 all’iconico Beretta BM59, che generazioni di soldati di leva hanno conosciuto come FAL.
Terni non è certo il solo sfondo della lunga vicenda della Regia Fabbrica d’Armi, dal 2000 Polo Mantenimento Armi Leggere: in sinergia con le vicine Acciaierie e con gli altri poli industriali, la città ha infatti ampiamente contribuito alla missione dello stabilimento militare nel lungo impegno di sviluppo tecnologico e di difesa del Paese. Il libro raccoglie inoltre aneddoti ed episodi legati ad un secolo e mezzo di vita cittadina, coniugandoli con i grandi eventi mondiali che hanno coinvolto l’Italia e Terni prima, durante e dopo i due sanguinosi conflitti mondiali.
Avvalendosi di una accurata documentazione l’autore di “La chiamavano Fabbrica d’Armi”, il giornalista e saggista ternano Marco Petrelli, ha ripercorso la storia dello stabilimento con un occhio al presente, godendo altresì dei contributi generale Mario Arpino (già Capo di Stato Maggiore della Difesa e Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e prefatore dell’opera) e del generale Francesco Nasca, attuale Direttore del PMAL.
Il maggiore Sabrina Parisi del Comando Logistico Esercito ha inoltre ricostruito l’importante ruolo delle donne nella produzione bellica della Regia Fabbrica d’Armi e, dagli Anni ’80, dello Stabilimento Armamento Leggero Terni fino all’attuale denominazione di PMAL.
Il libro sottolinea l’importanza del concetto “interforze” di cui la Fabbrica d’Armi / PMAL è stata, ed è, prima e duratura espressione.