La luce in fondo al tunnel sembra più splendente. E può ripartire, con ambizioni, dopo anni di attesa per un progetto che poteva, doveva, cambiare l’ottica dei trasporti nel Centro Italia: è l’Interporto di Orte, una vita stentata nell’ultimo quarto di secolo, nato dall’interesse degli spedizionieri di Terni con quelli di Viterbo. Ora sembra ci siano condizioni per ripartire in maniera organica. Intanto i “ternani” hanno costituito un’associazione, la Finapi, con all’interno rappresentanti di spedizionieri e tra l’altro anche l’azienda di Sem Dani, uno dei veri pioneri dell’Interporto.
A presiedere Finapi c’è proprio Giuseppe Dani, il figlio di Sem, il che la dice lunga sulla continuità dei trasportatori ternani. C’è stata nei giorni scorsi una riunione per presentare l’iniziativa di rilancio.
Sono intervenuti, fra gli altri, il vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, Roberta Angelilli, il vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna, il presidente della VIII commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati, Mauro Rotelli, il presidente di Interporto Centro Italia Orte spa, Lorenzo Cardo, sono stati ufficializzati importanti finanziamenti pubblici destinati al completamento della struttura, mentre sono già partiti i primi cantieri per la realizzazione delle opere mancanti.
L’interporto, collocato in una posizione nevralgica al crocevia tra Lazio, Umbria e Toscana, rappresenta un tassello fondamentale per la modernizzazione del trasporto merci su ferro e gomma.
Grazie ai nuovi fondi – tra cui un finanziamento di oltre 8 milioni di euro provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione (previsto nell’ambito dell’Accordo fra Governo e Regione Lazio) – si punta a trasformare l’infrastruttura in un hub innovativo, in grado di accogliere convogli europei, fornire servizi di logistica integrata e favorire la distribuzione delle merci in tutta Italia.
L’obiettivo dichiarato è rendere l’Interporto un asset strategico per tutto il Lazio e non solo.
Ma dietro il rilancio dell’infrastruttura c’è anche un importante apporto privato di carattere locale. In particolare, un gruppo di imprenditori del ternano ha da sempre creduto con convinzione nel progetto, partecipando attivamente alla compagine della società di gestione della struttura con una quota congiunta pari a circa il 28% del capitale sociale.
Una presenza che non si è limitata all’ambito finanziario: gli stessi imprenditori siedono anche nel Consiglio di amministrazione della stessa società attraverso un loro rappresentante diretto, assicurando così una partecipazione viva e concreta alle scelte strategiche della società.
“La fiducia di questa compagine nell’infrastruttura – ha dichiarato uno degli imprenditori coinvolti – non è mai venuta meno, nemmeno nei momenti più complicati: e tanto con la convinzione, da sempre radicata, che l’interporto di Orte potesse diventare un volano di sviluppo per l’intero centro Italia e, in particolare, per i territori umbri, che da sempre soffrono la mancanza di snodi logistici moderni”.
E difatti, il progetto presentato ha dimostrato come l’interporto abbia le carte in regola per diventare un punto di riferimento potenziale per lo smistamento delle merci lungo l’asse Tirreno-Adriatico ed in connessione con i grandi porti nazionali.
Il completamento dell’opera potrà creare nuove opportunità occupazionali e stimolare la nascita di attività collaterali nei settori della logistica, dei trasporti e dei servizi.
Con la partenza dei lavori ed il consolidamento del supporto istituzionale, il progetto dell’interporto di Orte sembra finalmente aver imboccato la via giusta”.