Di Chiara Furiani
A un passo da Terni, ma sembra già un altro mondo.
E’ partito con tutti i crismi il festival Narni Città Teatro, una tre giorni a coronamento di una stagione teatrale invernale che ha visto bei nomi al teatro Manini, sapientemente diretto dalla diarchia Davide Sacco – Francesco Montanari.
E davvero pare di essere ad anni luce di distanza dal nulla cosmico che sempre più divora la conca.
Prima un lancio in grande stile al teatro Secci mercoledì 4 giugno, una boccata d’aria fresca per un’estate che come al solito vedrà Terni fanalino di coda in Umbria a livello culturale.
Un nome, una garanzia: Alessandro Bergonzoni ha letteralmente stregato la platea coi suoi consueti calembour e i suoi equilibrismi linguistici, spesso e volentieri più pregni di contenuto di quanto ci si aspetterebbe.
Tanti i riferimenti al preoccupante momento che ci ritroviamo a vivere, ai morti di Gaza ad esempio.
Poi nel weekend tutto si è trasferito a Narni.
Ottimo il cartellone, valorizzato anche da più di una location davvero suggestiva.
Ad aprire splendidamente le danze ha provveduto la “Piccola Orchestra dei Popoli”, variegata compagine messa insieme in quel di Milano con musicisti provenienti da tutto il mondo e un repertorio davvero composito e speziato.
India, Giappone, Albania, Turchia, Romania…i colori proposti da questo ensemble sono davvero tanti.
Ma se di esperimenti di questo tipo se ne sono già visti e sentiti altri, ciò che rende questa proposta davvero unica e speciale è il materiale di base: tutti gli strumenti a corda utilizzati dall’ensemble sono stati realizzati dalla liuteria che ha sede all’interno del carcere di Opera, oltretutto con legno ricavato dalle barche dei migranti.
Un legno intriso di sogni, di speranze, di lacrime, di vita, di morte di quegli esseri umani disperati che hanno affidato la loro esistenza e il loro futuro a quei barconi.
L’ala diruta, ovvero i resti del convento di Sant’Agostino, è la quinta perfetta per ospitare queste parole e questi suoni che ci parlano di resistenza, di vita che continua, di bellezza che rinasce dal fango, di direzione ostinata e contraria nonostante tutto.
E’ davvero importante che ci sia ancora qualcuno a ribadirlo, e a cantarlo, quando siamo a un passo dal baratro.
Ancora tanti gli appuntamenti interessanti, notevoli i nomi, da Roberto Saviano, a Nicola Piovani, passando per Concita De Gregorio e Patrizia Valduga.