Erano stati chiamati a distesa i pendolari, ma non solo, quelli che passano una parte rilevante, troppo rilevante, della loro vita sui treni per andare a Roma per lavoro. E proprio al PalaSì, con la regia di Sauro Pellerucci si sono sentite le lagnanze dei pendolari che si riassumono in un solo periodo “No alla linea lenta e sì alla Direttissima”.
Ma chi ha sentito le voci degli utenti ferroviari? Intanto, pare, il ministro Salvini che ha annunciato l’avvio dei lavori sulla tratta ferroviaria, un cambio di passo atteso da tempo e in continuità con quanto emerso nel recente ciclo di incontri LINEA LENTA, svoltisi al PalaSì! di Terni.
Parallelamente, sul fronte dei trasporti, da Todi sempre il ministro Salvini ha garantito che i treni umbri non saranno esclusi dalla “Direttissima” verso Roma. In attesa dell’arrivo dei nuovi convogli veloci, previsti tra il 2026 e il 2027, è in corso un dialogo con l’Autorità di Regolazione dei Trasporti per ottenere una deroga a norme che rischiavano di allungare i tempi di percorrenza e di ridurre collegamenti fondamentali per studenti, lavoratori e pendolari.
C’è però un problema di base che andrebbe affrontato: lo spezzettamento, la regionalizzazione delle linee ferroviarie. Per dire chi da Terni va a Roma deve fare i conti con il Ministro Salvini ma anche con il presidente della Giunta regionale del Lazio che stabilisce quali siano gli slot sulla Direttissima, quali siano i marciapiedi dove far arrivare i treni dall’Umbria. Oltre le lamentele, sacrosante, dal basso dovrà arrivare la richiesta di una riunificazione nazionale in modo che la programmazione ferroviaria sia unitaria e non spezzettata, con spreco di soldi e senza tener conto delle esigenze dei cittadini.
Anche sul fronte della formazione, si registra un passo avanti per l’università, con nuovi fondi che accolgono parte delle richieste emerse nel corso dell’appuntamento Terni Universitaria svoltosi sempre al PalaSì! Due segnali che fanno intravedere una rinnovata attenzione verso le proposte provenienti dai cittadini.
L’Umbria, infatti, si trova di fronte a due novità significative. Sul versante della formazione, il Fondo di Finanziamento Ordinario destinato agli atenei umbri per il 2025 raggiungerà i 161,94 milioni di euro, con un aumento del 3% rispetto al 2024 e del 17,45% rispetto al 2019, quando lo stanziamento era di 137,9 milioni. È un risultato che riconosce la centralità del diritto allo studio e che apre la possibilità di dare maggiore consistenza e autonomia al polo universitario ternano, così come emerso nel confronto pubblico di Terni Universitaria.
Università e ferrovia raccontano in fondo la stessa esigenza: il diritto all’accessibilità. Perché senza trasporti efficienti e senza istituzioni formative solide, un territorio come l’Umbria meridionale rischia di perdere competitività, servizi e vitalità sociale. Il percorso è ancora lungo, ma le novità di questi giorni lasciano spazio alla speranza che i bisogni delle comunità locali possano diventare parte integrante delle politiche di sviluppo del Paese.