“Io sono convinta che noi abbiamo pagato , anche nella crisi, una certa burocrazia e una certa lentezza delle nostre istituzioni; le garanzie fondamentali sono tutte salvaguardate, la riforma costituzionale non incide su nessuno degli organi di garanzia, non modifica i poteri del Presidente della Repubblica ,non modifica i rapporti di potere fra governo e magistratura, quindi, confermando tutte le garanzie che sono a presidio della nostra democrazia ammoderna lo Stato nel suo modo di funzionare”.
E’ questo il pensiero della presidente della giunta regionale dell’Umbria, Catiuscia Marini che, giovedì sera, ha partecipato a Terni a una manifestazione per il Sì al referendum Costituzionale. Presente il Presidente del PD, Matteo Orfini; il segretario regionale del partito, Giacomo Leonelli, il vice presidente della giunta regionale, Fabio Paparelli, il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo , il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Mascio, gli assessori, Francesca Malafoglia, Stefano Bucari, Emilio Giacchetti, Tiziana Deangelis, molti consiglieri comunali del PD.
“Va confermata la fiducia a un governo e un Presidente del Consiglio – ha aggiunto la Marini – che decisamente, in questi due anni, hanno portato avanti con autorevolezza, senza piegare la testa ai diktat della commissione europea, hanno portato avanti un processo riformatore con azioni di governo che si sono caratterizzate in attenzione al sociale, in attenzione alla ripresa economica, alla ripartenza degli investimenti pubblici , al sostegno alle istituzione locali in occasione di calamità naturali”.
La Presidente respinge l’accusa che è stata portata avanti, di recente, anche dal settimanale inglese, ECONOMIST, secondo cui, con la riforma l’Italia si ritroverà con un uomo solo al comando. “Non c’è nessun uomo solo al comando, è una battuta ridicola – ha sostenuto la Marini – in realtà con la riforma si mantiene la centralità del Parlamento che vota la fiducia al governo e al Presidente del consiglio; molti di quelli che sono sul fronte del NO avevano portato avanti riforme costituzionali nella direzione del presidenzialismo e del semi-presidenzialismo, la riforma targata Renzi, centro sinistra e Partito Democratico mantiene la centralità del Parlamento, quindi tutt’altro che una democrazia presidenzialista; mi fa specie che un autorevolissimo settimanale come l’Economist non abbia colto questa cosa centrale della riforma”.
Se dovesse vincere il NO, secondo la presidente della regione, “si aprirebbe una situazione di grande instabilità politica perché mi sembra evidente – ha detto – che il Presidente del Consiglio non può che dare una risposta politica”.