Questo e’ un periodo difficile per tutti. L’isolamento sociale . a causa del virus covid19, paradossalmente colpisce la mente di chi non ha mai sofferto di un vero e proprio disturbo psichiatrico, mentre risparmia chi gia’ sta male perchè è abituato alla “distanza sociale” .
Inoltre, si è notato un aumento delle paure dette fobie accompagnate, a volte, da un esacerbarsi di pensieri ossessivi sul tema della malattia e come evitarla .
Tutto cio’ perchè abbiamo smontato l’idea che siamo forti , dando spazio , in noi stessi, alla possibilita’ di diventare facilmente aggrediti dal male . Questa convinzione destabilizzante, sta entrando ,pian piano, nella rubrica delle idee delle persone , in special modo in coloro che si credevano invulnerabili.
Si creano cosi’ una serie di pensieri automatici , fonte di fobie ossessioni e disturbi ansioso depressivi con i quali dovremmo fare i conti nei tempi dell’era moderna e della globalizzazione .
Si chiamano pensieri automatici tutti quei pensieri che nascono all’interno della mente di un individuo senza che egli ne sia consapevole, ma ne influenzano le sue azioni o emozioni.
Ad esempio, l’individuo che guida in autostrada e prova terrore, paura ecc…. non si rende conto del fatto che non è l’autostrada a procurare quell’emozione ne tanto meno la vettura su cui egli viaggia, ma i pensieri che egli fa intorno all’azione che sta compiendo.
Ecco che, in psicoterapia, si scoprono i vari pensieri automatici, come quello di non poter uscire dall’autostrada sino al prossimo casello,il pensiero che non esistono interventi immediati nel caso di un malore, oppure che non c’è nessuno a cui si può chiedere un aiuto, o il pensiero che si possa perdere il controllo di se stessi e del mezzo per cui si verificherà un incidente……ecc….
Nel caso ad esempio di un uomo che deve prendere l’ascensore e prova terrore, si verificano una serie di pensieri automatici in cui l’individuo pensa che li dentro si sentirà soffocare, il pensiero che l’ascensore si possa fermare, o che in caso di malessere nessuno può intervenire in soccorso, o addirittura il pensiero che le corde dell’ascensore possano rompersi ecc…..
Come si può ben capire, le profonde emozioni provate, portano la persona ad evitare le situazioni temute attribuendo ad esse la responsabilità del malessere.
Una volta in terapia, la persona imparerà a distinguere i propri pensieri automatici, a dare un valore ad essi, cercando di esaminarli e renderli congrui rispetto a dei valori reali e oggettivi.
Quindi i pensieri automatici sono detti anche “disadattivi”
quando denotano l’ideazione che interferisce con la capacità di far fronte alle esperienze della vita, disturbano inutilmente l’armonia interna e provocano reazioni emotive eccessive o inappropriate, che risultano spiacevoli e motivo di evitamento, capace di relegare l’individuo, a volte, agli “arresti domiciliari” senza che egli abbia alcuna colpa da scontare.
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