Il grande Gigi Proietti interviene con una lettera sulle vicende che stanno accompagnando il restauro del Teatro Verdi (dopo 10 anni di chiusura ancora non iniziato ma già al centro di grosse polemiche).
I contenuti della lettera sono stati diffusi questa mattina nel corso di una conferenza stampa tenuta dall’architetto Paolo Leonelli e dal professor Giampiero Raspetti.
Proietti ricorda la sua frequentazione del teatro ternano, sostiene che il Verdi “è già adatto”, dunque perché “cambiargli i connotati?”
Elargisce consigli e spera che il Verdi sia “collante”, “luogo di ospitalità” e se possibile “di produzione”.
LA LETTERA SUL TEATRO VERDI DI TERNI DI GIGI PROIETTI
Alcune considerazioni sul teatro Verdi di Terni.
Premetto subito che io sarei per il recupero dell’originale. Terni è una delle città più straziate dai bombardamenti dell’ultima guerra e il restauro del suo teatro può costituire il senso di una continuità culturale ritrovata necessaria nella comunità.
Ricordo che dopo il terremoto del Friuli le istituzioni del posto vollero che si ricostruissero per primi tre edifici: la chiesa, il municipio e il Teatro; luoghi di aggregazione, di scambio, di incontro o di preghiera dove la città conservasse la sua identità. Mi colpì molto.
Il Teatro della propria città non può essere un posto ibrido, anonimo che ospiti qualche star di tanto in tanto. Quelli, in gergo, vengono definiti teatri-albergo. Per quelli ci sono tenso-strutture modernissime e molto efficienti da porre in luoghi periferici e nessuno vieta che possano coesistere con un Teatro di tradizione.
Il Verdi è a mio avviso (e dovrebbe essere) un luogo di ospitalità, un “collante” nella vita associata e, potendo, di produzione; non deve aprire solo quando c’è spettacolo.
Approfitterei, nel restauro, di verificare bene l’acustica, la profondità del palco e altri dati tecnici per renderlo più funzionale possibile. Io non so se il Comune di Terni prevede anche un’attività di produzione e di proposta. Se sì, potrebbe avere una sua compagnia, un suo laboratorio, fare scambi con altre città.
Avere una stagione teatrale (magari alternando prosa e musica) fa bene alla città e se si ha la fortuna di avere uno spazio già adatto, perché cambiargli i connotati? Mi permetto di esprimere queste considerazioni non conoscendo ovviamente tutti i dettagli, gli eventuali ostacoli burocratici che sicuramente esisteranno, ma parlo più come spettatore appassionato che come uomo di teatro.
Io frequentavo il Verdi prima di fare la mia professione e adesso la mia memoria mi dice che se Verdi ha da essere, che Verdi sia (scherzo naturalmente).
“Quello di Gigi Proietti è un documento garbato, bellissimo, semplice. Un uomo di spettacolo come lui, con 50 anni di attività, stimato nel mondo, ha affermato l’architetto Paolo Leonelli, ci dice fermatevi con quella cosa che l’amministrazione sta facendo che è orrenda, ricostruiamo l’antico teatro Verdi che aveva certi valori. Proietti non fa polemica, ma dice tutte le cose che servono. Io credo che la città possa dare fiducia a quanto scrive Gigi Proietti”.
“Il problema del teatro – ha evidenziato il professor Giampiero Raspetti – è un problema assolutamente culturale, non riguarda l’urbanistica, ma la cittadinanza nella sua espressione culturale. Persone che non hanno cultura non rientrino in questo progetto perché possono fare solo del male alla città.”