Nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza qualcosa si rompe e il cibo diventa un nemico: “la fame non va placata, è una cosa buona che purifica e fa bene a tutto il mio essere (…) so di sentirmi superiore, che la mia anima può volare molto più in alto delle anime di chi è rimasto ancorato agli stupidi ed illusori piaceri della vita (…) ho bisogno della fame come di una droga“.
Si apre così un buco nero che annulla ogni cosa. È l’anoressia, una malattia complessa che comporta una morbosa sopravvalutazione dell’importanza della forma fisica, del peso e la necessità di stabilire un controllo sul corpo con rituali ossessivo-compulsivi.
Susanna Mancinelli Degli Esposti racconta questa sua terribile esperienza ne “Il pane in tasca” Pav
Edizioni. È un libro autobiografico crudo, dove l’autrice si mette a nudo ripercorrendo gli anni in cui “non pensavo mai al futuro, non sognavo, non fantasticavo (…) avevo investito il cibo di così tanti significati negativi da renderlo accettabile solo attraverso un’indispensabile ritualizzazione.”
“Mi sono rituffata in un passato che oggi per me è inconcepibile, ma questi pensieri c’erano e li ho voluti scrivere di getto. Al tempo non sapevo dare una spiegazione, non capivo cosa mi stesse succedendo. Vivevo in uno stato mentale alterato che proveniva da un disagio, da un malessere, da una non accettazione del corpo che cambia, dal rapporto con mio padre.”
Il papà è la figura fondamentale della vita di Susanna che non si sentiva alla sua altezza e lo ha irrazionalmente collegato al cibo, tanto da doverlo tenere sotto controllo soprattutto in come e quanto mangiava.
“Lui ha un ruolo più importante di mia madre che continua cercare nei propri comportamenti colpe inesistenti“.
I genitori di Susanna hanno fatto di tutto per salvarla portandola da vari specialisti, ma quello che è stato più importante è l’amore con cui l’hanno ‘avvolta’.
“Questo grandissimo amore dei miei cercava di creare tutte le condizioni migliori per me, perché io potessi trovare la forza di tornare alla vita e soprattutto alla normalità. Per anni i miei genitori hanno annullato qualsiasi forma di tensione, davanti a me avevano solo sorrisi e serenità, solo ora che sono cresciuta capisco quanto può pesare”.
Susanna è arrivata a pesare 34 kg prima di ‘incontrare’ la pittura e per la prima volta, dopo più di due anni, ha fatto qualcosa che “mi ha portato via da me stessa, dal mio dolore, dall’assillo del mio corpo“
Ha portato questo primo dipinto a suo padre e gli ha detto “non ti preoccupare papà, non muoio più“.
In effetti da quel momento l’ago della bilancia non è più sceso.
“È stata la scintilla, la luce, è stato riprendere il contatto con la natura, io lo chiamerei il risveglio dei sensi. Sapevo che la risalita sarebbe stata difficile, ma la svolta c’era stata.”
Poi è arrivato l’amore, Robert, con lui anche il coraggio di mangiare in pubblico.
“È stato un passo avanti gigantesco. E c’è questa gioia che io conservo, nonostante siano passati più di trent’anni, perché in quel momento è stata un’altra salvezza.”
Oggi Susanna Mancinelli Degli Esposti è una donna che ha imparato ad accettarsi, a volersi bene, ad amare la vita.
“Dall’anoressia si esce, si guarisce, si cambia, non ne rimane traccia. Adesso la normalità mi piace molto. Con la mia famiglia ho sempre voluto consumare i pasti a tavola perché il cibo è un legame, tramite il cibo si comunica anche l’amore. Attraverso il dolore spesso si scoprono delle forze, delle risorse dentro di noi. Qualsiasi esperienza negativa ci mette in ginocchio, ma ci si può rialzare.”