Mirko Zilahy è tornato a Terni, al Clt, per presentare il suo ultimo thriller dal titolo “L’Uomo del Bosco”. Ormai è diventata una consuetudine: lo scrittore romano lo ha fatto per “È così che si uccide”, il romanzo con cui ha esordito nel 2016 facendo conoscere ai lettori il personaggio di Enrico Mancini, per “La forma del buio” nel 2017 e per “Così crudele è la fine” nel 2018, tutti pubblicati con Longanesi.
“Ho la fortuna di essere figlio di una ternana e nipote di una ternana, spiega Mirko Zilahy, mia madre e mia nonna sono di Terni. Io ho fatto, da che sono nato, tutti i miei Natali e molte delle mie estati qui, ho amici del cuore da quando ero bambino e andavo a giocare pallone all’oratorio don Bosco. Sono talmente innamorato della storia di questa città che nel prossimo romanzo, che uscirà l’anno prossimo, ci sarà una buona parte dedicata anche a Terni, la Terni degli anni Cinquanta e Sessanta soprattutto”.
In attesa, allora, di questo nuovo lavoro Mirko Zilahy ci racconta un po’ la trama di “L’Uomo del Bosco”.
“È la storia di un geologo, il professor John Glynn, che è un grandissimo scienziato riconosciuto in tutto il mondo, un volto televisivo e un bestsellerista che ha scritto “I misteri della terra” che finalmente rivela tutto il mondo la sua invenzione più grande e cioè una speciale sonda geofonica che si chiama SismoTime, capace di ascoltare letteralmente la voce della nostra terra e quindi prevedere sismi, terremoti potenzialmente terribili. Quando John Glynn – solido, razionale insomma uno scienziato come conosciamo noi la scienza o come immaginiamo che sia la scienza – si ritrova con sua moglie e suo figlio a trasferirsi nella piccola Civita di Bagnoregio, una città tra il confine dell’Umbria e il lago di Bolsena conosciuta tutto il mondo come ‘la città che muore’, allora lì tutte le sue certezze razionali e scientifiche iniziano a crollare. Questo perché le sue notti iniziano ad essere abitate da incubi orribili e perché dal suo passato iniziano a riemergere i tasselli di un mistero che è il mistero ovviamente della memoria e quindi anche del sottosuolo perché il nostro professor Glynn, essendo un geologo, è abituato a scavare gli strati della terra e cercare i segreti della terra, ma non è altrettanto capace di cercare, di scavare dentro se stesso. Per fare questo come sempre succede avrà bisogno di una guida che è Lucia, sua moglie, una psicoterapeuta che riuscirà in qualche modo a farlo scendere nuovamente nei meandri della propria anima e scoprire il mistero che la abita.”
Un romanzo, quindi, sul mistero, ma soprattutto sulla necessità di continuare a scavare dentro di noi per ‘volgersi senza pregiudizi e in piena sincerità verso l’oscurità che si approssima, cercare di scoprirne il segreto e ciò che pretende da noi’ (C.G.Jung).