“Ospedale, ma non solo. Quale futuro per Terni nella sanità della Regione?” è stato il tema dell’incontro promosso dall’Azione Cattolica della diocesi di Terni, Narni e Amelia con Giancarlo Pocetta docente dell’Università di Perugia e Marco Sciarrini presidente dell’associazione Cittadini Liberi.
“Terni è una città che sta soffrendo un declino non solo economico, è stato detto, ma anche demografico e questa è una situazione che ci accompagna da molto tempo. Ogni tanto si aprono delle finestre di opportunità ed ora siamo proprio in questo momento. Sono state stanziate risorse straordinarie e questo offre delle opportunità inattese, in particolare per la sanità. Con la pandemia abbiamo sperimentato con drammaticità le carenze della sanità con strutture vecchie, disastrate ed inadeguate e la mancanza di personale.”
“Due anni di pandemia non hanno migliorato, ha dichiarato il professor Pocetta, anzi hanno aggravato la situazione di Terni che in qualche modo sconta tutti i problemi che riscontra la sanità in genere, più le difficoltà che si porta dietro da tempo. Io che mi occupo soprattutto di prevenzione e promozione della salute vedo una sottovalutazione, una sottostima non tanto di volontari professionisti quanto di organizzazione di risorse rispetto a questo. I problemi ambientali di Terni sono rimasti sostanzialmente gli stessi al di là degli aggiustamenti urbanistici, diciamo così, che sono stati fatti o le ipotesi di progetti che riguardino l’idrogeno, che però ancora non decollano. Di fronte a questo mi pare che il quadro sia rimasto pressappoco lo stesso, salvo il fatto che probabilmente c’è un maggiore accentramento a livello regionale sulle politiche ambientali, sulla parte che riguarda la salute dei cittadini in rapporto all’ambiente direi in maniera abbastanza esplicita. Il discorso sul nuovo ospedale probabilmente è dannoso sotto certi aspetti, nel senso che sposta l’attenzione su un oggetto che è assolutamente di là da venire, su cui praticamente non c’è nessuna decisione seria in merito, ci sono ipotesi, tante ipotesi quindi evidentemente la situazione è molto fluida. Il dibattito anche locale sull’ospedale è talmente ridondante e talmente forte che, appunto, maschera altri problemi e altre possibilità di sviluppo. Adesso, con lo sviluppo dell’assistenza territoriale, ci potrebbero essere delle situazioni favorevoli. Io il discorso ospedale lo considero un appesantimento in questo momento. Probabilmente ce ne sarà anche bisogno, ma non in modo così urgente o perlomeno l’urgenza, se c’è, in questo momento viene gestita come una progettualità a lungo termine. Prima ci sono altre questioni da affrontare secondo me.”
“Quella della sanità del territorio, ha affermato Marco Sciarrini, è una tematica che oggettivamente la pandemia ha fatto riemergere in tutta la sua drammaticità. A nostro avviso in realtà i temi della sanità territoriale, della qualità dei servizi nel nostro territorio sconta non problematiche esclusivamente riferite alla pandemia, ma viene da molto lontano. Uno dei punti di riflessione vero – al di là delle discussioni molto interessanti sul nuovo ospedale di Terni, sull’ospedale di Narni-Amelia – è quello di rilanciare in maniera molto forte la sanità territoriale. Una riflessione importante è quella determinata dal fatto che proprio su questi temi oggi ci sarebbero delle possibilità molto importanti per Terni e per l’Umbria, in particolare per quanto riguarda la programmazione e realizzazione degli ospedali di comunità o case della salute previste nelle misure del piano nazionale di ripresa e di resilienza dell’Unione Europea. Questi fondi in realtà fino ad oggi sono stati poco programmati e sicuramente verranno impegnati in parti irrilevanti rispetto a quanto l’Umbria invece necessita. Questa realtà ad esempio avrebbe bisogno non soltanto di un nuovo nosocomio potenziato dentro il sistema regionale e locale della sanità, ma avrebbe bisogno di numerose case della salute per far sì che i cittadini non debbano necessariamente ogni giorno, tutti insieme, spostarsi verso via Bramante oppure verso l’ospedale Santa Maria. Quella è la nuova frontiera della sanità, quella di consentire ai cittadini di avere una prossimità della salute che mette insieme la medicina di territorio cioè i medici di base con la specializzazione. Questo credo che sia il tema più rilevante del futuro di una città che attorno alla sanità oggi sta costruendo anche una parte importante del proprio futuro economico e non dimentichiamo che l’invecchiamento della popolazione ci pone anche poi di fronte a temi molto stringenti rispetto alla qualità della nostra vita”