“Abbiamo delle segnalazioni che in Umbria stia già accadendo quanto accade nell’Ungheria di Orban, e cioè che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto. Questa è una forma di pressione psicologica brutale tesa a far nascere sensi di colpa e quindi chiediamo al ministero della Salute di inviare gli ispettori per accertare se queste segnalazioni corrispondono al vero”.
E’ quanto denunciato da Elisabetta Piccolotti ed Eleonora Evi di Sinistra Italiana-Verdi, denuncia che è finita sui siti nazionali.
“Siamo amareggiate – hanno aggiunto – dalle parole di Giorgia meloni sul diritto a non abortire perché questo diritto è già esistente e già garantito per tutte, fondamentalmente dietro una gigantesca retorica della rassicurazione Giorgia Meloni sta progettando e mettendo in campo nelle regioni in cui già governa politiche molto concrete che rimettono in discussione diritti già acquisiti e che sono politiche contro le donne e che criminalizzano le donne che vogliono interrompere una gravidanza”.
In serata è arrivata la replica delle regione dell’Umbria
In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria – è scritto in una nota – risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto, così com’è stato dichiarato stamani nel corso di una conferenza stampa: lo riferisce l’Assessorato regionale alla Salute.
Trattandosi di una denuncia grave di un fatto che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche.
In caso contrario, ribadendo che anche dal riscontro chiesto tempestivamente oggi alle Aziende, non risultano in Umbria fatti del genere, la Regione si vedrà costretta a dover tutelare nelle sedi opportune tutti i professionisti e gli operatori che lavorano con professionalità e correttezza, nel sistema sanitario regionale.