La tedesca Thyssenkrupp e l’indiana Tata Steel hanno definito l’accordo per la fusione in una joint venture 50/50, con sede nella regione olandese di Amsterdam, delle rispettive attività europee nell’acciaio. Una intesa definitiva che concretizza il memorandum d’intesa siglato a settembre 2017 “per creare un campione europeo dell’acciaio”, il secondo gruppo del settore dopo ArcelorMittal.
Avrà la spinta di sinergie per 400/500 milioni, e viene ritenuta la risposta alle “sfide dell’industria siderurgica europea” che mette in campo una “soluzione per creare un valore aggiunto di circa 5 miliardi di euro” – anche se come sottolinea la Tk – “sfruttare le sinergie di costo richiederà una razionalizzazione della forza lavoro nei prossimi anni fino a 4.000 posti”, circa la metà in Germania, in un gruppo che avrà quasi 48 mila dipendenti, soprattutto in Germania, Regno Unito e Olanda.
A Terni si attendono ora comunicazioni ufficiali dalla Germania dopo l’annuncio della firma dell’accordo di fusione Thyssen-Tata.
Lo scorso autunno, il ThyssenKrupp Regional Office italiano del gruppo aveva reso noto che l’Ast, così come le altre attività dell’area Material Services di ThyssenKrupp, non sarebbe stata interessata alla joint venture.
A novembre, il ceo di Tk, Heinrich Hiesinger, aveva poi annunciato che la stessa acciaieria ternana – che nell’ultimo esercizio ha chiuso con un utile di 87 milioni di euro – è l’unico asset del gruppo attualmente in vendita, non essendo ritenuto più strategico per la multinazionale.