Adesso è il momento di dimostrarsi seri e capaci. Intendiamoci, che l’Acea intenda portare modificazioni alla propria attività all’inceneritore dei rifiuti che gestisce a Terni non è l’apocalisse, però in una città in cui la qualità dell’aria è piuttosto “chiacchierata” sarebbe il caso di fermarsi un attimo a riflettere ed a parlarsi con fini costruttivi, per conoscere a fondo la novità, ragionarci e cercare le soluzioni: magari condivise, ma ferme. Terni non può essere terreno per scorrerie.
Non è in sostanza il momento delle polemiche partitiche, della propaganda, della caccia ai voti. L’argomento è troppo serio e delicato: certe pratiche non si possono fare – letteralmente – sulla pelle dei cittadini.
Cosa accade è detto in altro articolo di Terni in Rete, ma comunque, per comodità e in estrema sintesi: l’Acea ha manifestato l’intenzione di modificare la qualità dei rifiuti bruciati nel termovalorizzatore di Maratta. Un cambio di qualità che va inteso con la freccia verso il basso: dagli scarti delle cartiere, faccenda già delicata di suo, si vorrebbe passare agli scarti della raccolta differenziata, dopo che le varie tipologie di rifiuti saranno state trattate con mezzi meccanici. “Monnezza della monnezza”, per essere chiari.
Una bella differenza rispetto a quella Terni-Ena avviata a suo tempo dal gruppo Agarini, che incassò gli aiuti dell’Unione europea chiamati “certificati verdi” e tendenti a promuovere la produzione di energia pulita. Già, perché allora si assicurò che sarebbero state bruciate solo biomasse, ricavando energia elettrica dall’incenerimento di resti del sottobosco. Non ci credette nessuno, nemmeno allora (a parte l’Unione europea) ma poi le cose sono andate avanti in un crescendo pericoloso per la qualità delle emissioni.
Oddio, se uno dà un’occhiata adesso (per esempio il giorno 4 dicembre 2018 ore 14) ai dati relativi alle emissioni diffusi ufficialmente da Acea, può rilevare che si è abbondantemente al di sotto dei limiti di sicurezza imposti per legge. Se fosse solo quell’impianto a rilasciare sostanze nell’atmosfera e continuando a bruciare quel che si brucia al momento, si potrebbe dormire sonni tranquilli. Ma il caso di Terni è particolare. Perché c’è da tener conto di molte altre ciminiere funzionanti, ognuna al di sotto dei limiti, certo, ma ognuna “mette” un pezzetto del totale.
E quindi la questione diventa delicata. Mica per altro, perché ci va di mezzo la salute, ci va di mezzo il lavoro, ci va di mezzo il problema generale dello smaltimento dei rifiuti.
E’ ormai solo una questione burocratica di Valutazione di impatto ambientale? Di regole rispettate e meno? Di bolli? E’ qualcosa di più e di diverso.
E’ qui che entra in ballo la politica. E’ necessario fare scelte, e prima di pronunciarsi confrontarsi, colloquiare, spiegarsi. Lasciando perdere il rinfacciarsi colpe e dichiarazioni che nel tempo hanno cambiato totalmente verso, o passate prese di posizione avventate, velleitarie o senza alcun fondamento.
Il Comune di Terni la propria scelta l’ha già comunicata per bocca del sindaco Latini e dell’assessora all’ambiente Salvati: no agli inceneritori, richiamo all’Acea affinché ci ripensi, e per quanto riguarda Terni una revisione profonda della gestione della differenziata anche dal punto di vista di una maggiore equità tariffaria. E questo è un buon punto di partenza.