Arriverà sabato 5 ottobre anche in Umbria la spedizione “Acque senza veleni” di Greenpeace Italia che, per cinque settimane, toccherà 220 città in tutte le Regioni italiane per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca di PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), un gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute e conosciute come “inquinanti eterni”. In Umbria, Greenpeace Italia effettuerà campionamenti a: Perugia, Foligno, Terni, Narni.
L’obiettivo della spedizione “Acque senza veleni” dell’organizzazione ambientalista è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione dell’acqua potabile a livello nazionale. I dati relativi ai campionamenti saranno diffusi a inizio 2025.
Sulla questione PFAS era intervenuto giorni fa Andrea Liberati (Italia Nostra).
Le prossime notizie locali di cui sentirete poco parlare riguardano – affermava Liberati – l’acqua potabile di Terni, ma anche del circondario.
Oggi infatti viene fuori che i velenosi PFAS sono pure nelle acque potabili di brani significativi della provincia. Lo certificano analisi ARPA Umbria, rimaste ignote per sei anni, ma portate in evidenza da ‘Italia Nostra’.
Sviscerando la misera mezza paginetta sui PFAS nelle acque potabili, pubblicata da ARPA on line, comprendiamo come la questione travalichi i pozzi della Conca Ternano-Narnese, proprio perché quei pozzi, contaminati da diversi composti perfluoroalchilici, non dissetano solo il capoluogo e l’antica Nequinum, ma alimentano molte altre realtà del sud dell’Umbria.
I pozzi chimicamente contaminati di Fontana di Polo, Cerasola e Argentello servono infatti anche San Gemini sud, Amelia, Penna in Teverina, Lugnano in Teverina, Giove, Attigliano, Alviano, Guardea e Montecchio.
Bene parimenti ricordare che le utenze di Penna, Giove, Guardea e Montecchio sono integrate pure da pozzi diversi -di cui non sappiamo tuttavia se ARPA abbia mai svolto analisi sui PFAS.
‘Italia Nostra’ chiede ancora una volta ad ARPA, Regione, ASL, AURI e SII-ACEA di chiarire se siano mai intervenuti; cosa stiano attualmente facendo; e come mai, in ben sei anni, nulla sia stato fin qui comunicato pubblicamente, con la necessaria forza mediatica.
E infine: perché il gestore insiste ancora nel prelevare acqua dai pozzi della Conca Ternano-Narnese, lasciata inquinare dai soliti ignoti per decenni e decenni, quando bisognava pianificare da tempo nuovi acquedotti sicuri?
Come da tabella ARPA, è la sola Conca Ternana, sotto gestione S.I.I., a essere toccata massivamente dall’inquinamento sistematico dei propri pozzi, con il 60% delle stazioni di monitoraggio interessate dal fenomeno e addirittura il 72% dei campioni ‘positivi’, cioè contaminati da PFAS.
Altrove, in Umbria, campioni totalmente ‘puliti’ per Umbria Acque e due sole contaminazioni per la VUS tra Gubbio e Bastia Umbra.
Sulla vicenda chiedono chiarezza gli esponenti dei 5 stelle Valentina Pococacio e Luca Simonetti.
“”La gravità della situazione nelle acque umbre, in particolare nell’area del ternano-narnese, desta preoccupazioni sia per la salute pubblica che per la gestione delle risorse idriche regionali. È surreale – affermano i 5 stelle – che nessuna istituzione preposta abbia proferito parola dopo le denunce di Italia Nostra. Ora saranno costretti a farlo grazie ad un question time urgente depositato dal nostro consigliere regionale Thomas De Luca a cui la giunta regionale risponderà martedì 8 ottobre. La giunta regionale oltre alle spiegazioni del caso dovrà anche chiarire se i gestori e ASL siano stati prontamente ragguagliati da ARPA, sin dai primi prelievi del 2018 e se i cittadini utenti abbiano avuto alcuna informazione in merito. Vogliamo sapere cosa stiamo bevendo e se la salute pubblica è in pericolo – aggiungono i due candidati regionali del M5S – sono passati anni dalle prime rilevazioni di ARPA, ma solo ora, grazie alle pressioni di Italia Nostra, scopriamo che la contaminazione è diffusa su un’ampia area del territorio”.