“Sono qui come segno di solidarietà e anche di augurio per questa comunità, ma anche di sostegno con la mia preghiera e quindi la santa messa che è potenza di Dio, vogliamo affidare ogni ragazzo, ogni famiglia al buon Dio perché li possa sempre guidare, custodire e benedire soprattutto la loro vita dalla droga”.
Così don Antonio Coluccia, prete e uomo coraggioso definito “Il prete antispaccio di San Basilio”, una delle piazze più contese e pericolose del narcotraffico a Roma, partecipando alla Comunità Incontro di Amelia alle celebrazioni del 27 settembre per onorare l’impegno di Don Pierino nella lotta alla droga.
“La droga crea dei mostri e vediamo che l’uso delle sostanze stupefacenti purtroppo tocca il mondo degli adolescenti. Se non trattiamo la droga come un tema fondamentale per la crescita e la vita dei ragazzi noi da qui a 10 anni avremo una società psichiatrica. C’è bisogno di umanizzare la vita, la vita non può essere banalizza, la vita ha un valore e anche un significato. Oggi questi ragazzi vanno motivati affinché si educhino non alla bella vita, ma alla vita bella, quella piena, dove ci sono valori positivi, che diventa sacrificio, che diventa amore. La famiglia è una componente essenziale, essere padre, essere madre non è facile. Ecco perché ci dobbiamo sostenere insieme, questo insieme è la risposta alle sfide del mondo giovanile. Non dobbiamo giudicare, ma dobbiamo ascoltare la vita dei giovani perché c’è crisi di ascolto, c’è crisi di amore”.
Era il 27 settembre 1979 quando don Pierino Gelmini con una manciata di figli dell’amore, come li chiamava, arrivò da Roma a Molino Silla, all’epoca un casale sperduto e diroccato. Davanti al fuoco di un camino si ritrovarono all’ora di cena a mangiare pane, mortadella e mele: con la condivisione di un pasto semplice ma pieno di significato, da tre generazioni si onora il ricordo di quella prima sera e si rinnova, nell’accoglienza, l’esempio di Don Gelmini.
“Negli anni – ha affermato il capo struttura della Comunità Incontro Giampaolo Nicolasi – la comunità ha avuto tanti momenti buoni e tanti momenti negativi. Insieme, con la forza e l’insegnamento di don Pierino, siamo sempre riusciti a portare avanti questo messaggio. Negli ultimi 10 anni dopo la sua morte la comunità Incontro si è totalmente rinnovata aprendo alle nuove dipendenze, aprendo al mondo dei più giovani. Infatti le richieste più grandi sono quelle di ragazzi giovani, di famiglie disperate che non sanno più come contenere i propri figli. Spesso ci ritroviamo anche noi in situazioni disperate dove non riusciamo sempre a dare una risposta immediata. È per questo che in collaborazione con il governo, con la presidenza del Consiglio dei ministri stiamo rivedendo la legge che regolamenta l’uso delle sostanze stupefacenti in stretta collaborazione con il servizio pubblico, con i Sert. Abbiamo fatto anche la settimana scorsa un importante convegno con una società scientifica, qui nella sede della comunità. Andiamo avanti nel segno e in memoria del nostro fondatore don Pierino non dimenticando mai le nostre origini quando don Pierino e i ragazzi mangiavano pane, mortadella e mele e per cambiare mele, mortella e pane. Rimaniamo aggrappati ai nostri valori, rimaniamo aggrappati alla nostra storia, rimaniamo aggrappati a don Pierino”.