Ogni tanto rispunta fuori la Telfer e la vicenda della sua demolizione. IL Centro astudi Malfatti ha presentato addirittura due esposti alla magistratura in cui si ipotizza “il danno erariale” e “la distruzione di beni dichiarati di notevole interesse pubblico.”
A questo stillicidio non ci sta l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Terni, Enrico Melasecche che ha diffuso una replica al vetriolo.
“La tecnica – scrive Melasecche – è analoga a quella della calunnia, una denuncia, con tanto di comunicato stampa, un’altra tre giorni dopo, con altro comunicato stampa, ripresi entrambi da alcune testate, servono ad alzare il polverone, identico a quello del novembre scorso cui fece seguito una richiesta di documenti da parte del Comando Carabinieri cui è stato fornito ovviamente tutto, senza il minimo tentennamento e con immediatezza, senza che ne sia seguito alcunché.
Ma, non paghi, gli stessi soggetti ricominciano nella non tanto segreta speranza che, reiterando le stesse identiche argomentazioni, alla fine qualche magistrato disponibile ad ascoltarli possano trovarlo. Una sorta di riffa sulla pelle della città pur di sfogare sogni repressi di facile misera gloria.
Sono da sempre convinto che quando si lavora onestamente e professionalmente per la res publica non si debbano temere ricatti, minacce, insulti da soggetti improbabili, per cui l’ennesimo volgare attacco al Comune da parte di generali che utilizzano quel titolo pur non avendo mai fatto in vita loro i generali e che oggi presiedono improbabili centri studi o da qualche impiegato del Comune abituato ad offendere in modo becero gli amministratori dell’ente pubblico da cui percepiscono lo stipendio, non preoccupa molto il sottoscritto ma dispiace che certi soggetti gettino fango su chi in questa città fa il proprio dovere con scienza e coscienza, che siano impiegati, tecnici, funzionari, dirigenti o assessori. Terni deve recuperare sotto questo aspetto un minimo senso di responsabilità a tutti i livelli perché una cosa è esprimere liberamente la propria opinione, altro è ripetere cacofonicamente gli stessi argomenti conditi da epiteti che ricadono come boomerang proprio su coloro che li pronunciano.
È per questo che il sottoscritto – aggiunge l’assessore – come tutta la giunta e come tutto il personale che ha lavorato alle fasi drammatiche in cui ci siamo trovati nel mettere in sicurezza la S.S. Valnerina respingono in modo sdegnato questo modo di procedere indegno di una città civile.
Qualche nota di precisazione:
- la vicenda è già stata sviscerata in novembre ampiamente in commissione e in consiglio comunale sulla base di una interrogazione presentata dal PD, lo stesso partito ha ospitato nella sua sezione di Collestatte, alla presenza di quattro gatti, gli stessi soggetti che continuano da anni su quel traliccio a dire le stesse cose, lo stesso partito un senatore del quale presentò anni fa una interrogazione al governo dell’epoca sullo stesso argomento;
- quanto al valore di quel manufatto, su cui in questa sede non intendo entrare, vale forse la pena ricordare che il Dott. Scoppola, prestigioso Direttore Generale del MIBAC, all’epoca Direttore Regionale di quel Ministero, respinse la richiesta dei soliti noti di apporre il vincolo a quella passerella, presa poi in considerazione da un dirigente che anche sui mosaici non originali della Fontana dello Zodiaco ha imposto la costosissima musealizzazione senza però mai fornire un euro di finanziamento da parte di quel Ministero;
- tutte le operazioni, dal giorno della chiamata in emergenza che ci fecero i Vigili del Fuoco, fino al momento della calata a terra sono avvenute con serietà, senso di responsabilita ed al massimo delle capacità dell’Ente, confrontatosi il Comune al proprio interno e con gli altri attori istituzionali, senza la minima prevaricazione ma con forte senso del dovere;
- riunioni reiterate in Prefettura, alla presenza delle massime autorità dello Stato e degli altri Enti preposti come l’ANAS, la Provincia e la stessa Soprintendenza, si sono sempre svolte nella massima trasparenza e condivisione negli intenti, seguite in cantiere da un rappresentante legale della Soprintendenza che ha approvato dalla prima all’ultima delle decisioni prese e concluse con la richiesta di accelerare al massimo l’operazione di salvaguardia della pubblica incolumità ed il ripristino del transito stradale sia per non continuare a bloccare i 10.000 abitanti della Valnerina sia per non inaridire il flusso di turisti alla Cascata;
- l’operazione, per quanto riguarda gli aspetti logistici e politici, ha costituito un esempio di assoluta efficienza e rigore, sotto ogni punto di vista, pur nella estrema difficoltà delle operazioni poste in essere ed unanime è stato il ringraziamento e l’apprezzamento nei confronti del Comune di Terni;
- i conci di ferro disintegrati da cinquant’anni di ruggine sono lì sul posto a dimostrare agli increduli come quell’operazione fosse quanto mai necessaria come risulta da plurime perizie di tecnici e dalle moltissime schegge rinvenute sul manufatto, una solo cadendo avrebbe potuto determinare la morte di una persona;
- gli aspetti amministrativi sono avvenuti sempre rispettando la legge ed avendo la tutela della sicurezza di tutti come quella degli interessi della nostra comunità e dei bellissimi borghi della Valnerina come obiettivo assoluto;
- forse proprio questi aspetti hanno sollecitato una certa desiderio di protagonismo che però ogni cittadino di buon senso può giudicare, tenuto conto che la sola messa in sicurezza di quel manufatto, dopo decenni di abbandono da parte delle precedenti amministrazioni, avrebbe comportato una spesa di circa 3.000.000 di euro impossibile da sopportare alla luce dei sacrifici imposti dal dissesto e soprattutto con ulteriori pesantissimi disagi a carico di chi quella strada deve percorrere, a cominciare dalla sicurezza e dai collegamenti con il nostro Ospedale;
- quanto alla tutela dell’archeologia industriale non posso accettare lezioni da chi non ha di certo come il sottoscritto dato un contributo determinante per il salvataggio della Pressa, per il recupero delle ex Officine Bosco, della ex Siri, i cui lavori iniziarono sotto la giunta Ciaurro o, per l’acquisto della porzione della antica Fabbrica d’Armi perché possa ospitare il Museo delle Armi cui stiamo lavorando con altrettanta convinzione.
Pertanto è mio dovere umano, professionale e civile – conclude Melasecche – respingere con sdegno attacchi beceri da qualsiasi parte provengano, strumentali ad un disfattismo che si ammanta e che gioisce di qualche articolo di stampa pur di denigrare chi svolge con impegno il proprio compito con passione e convinzione. Una relazione e tecnica dettagliata, corredata di tutti gli allegati necessari, verrà predisposta ed inviata a chi di dovere, a comprova di ogni singolo dettaglio che ha riguardato quella operazione.