Hanno in serbo nuove sorprese le ricerche archeologiche condotte, su concessione ministeriale, in località “Campo della Fiera” di Orvieto dall’omonima Associazione Onlus, sotto la direzione scientifica della Professoressa Simonetta Stopponi.
Si sta infatti indagando la grande struttura segnalata dalle prospezioni geomagnetiche condotte nel 2020 ed appena individuata nel 2021. La costruzione prospetta la Via Sacra del luogo di culto affiancandosi al tempio C e all’edificio E, composto da tre stanze. A quest’ultimo è assolutamente identico il nuovo fabbricato, denominato edificio F, analogo nelle misure, nella tecnica costruttiva e nell’articolazione dei tre ambienti.
Un’ipotesi di lavoro – fanno sapere gli archeologi impegnati nella campagna di scavo – è quella che si tratti di edifici destinati a contenere i doni preziosi che le città etrusche facevano al santuario federale (non a caso nei pressi dell’edificio E sono state trovate gambe e mano di una statua greca subito esposta al Museo Archeologico Nazionale).
Ora verrà condotta un’indagine in profondità per verificare l’eventuale presenza di un terzo edificio al di sotto del collettore di servizio alle terme romane, raggiungendo in tal modo il numero complessivo di 9 stanze: diventerebbe allora molto probabile che ci sia una quarta struttura servita da una robusta fondazione alle terme erette all’epoca dell’imperatore Adriano e che in totale siano 12 gli ambienti, in perfetta rispondenza al numero delle città che formavano la lega etrusca.
Ulteriori novità della campagna in corso sono costituite dal rinvenimento di altri mosaici pavimentali della prestigiosa residenza di età augustea e dalla scoperta di un pozzo, pertinente al convento della chiesa di San Pietro in vetera, che sta restituendo bellissime ceramiche cinque e seicentesche.
I risultati finora ottenuti sono quindi di grande interesse e documentano l’importanza storica di un luogo che dal sesto secolo a.C. fu sede del santuario federale etrusco, chiamato dagli Etruschi “Il luogo celeste” e dai Romani Fanum Voltumnae. Il sito venne ristrutturato in età romana e continuò a vivere in epoca cristiana e medievale, fino al XV secolo.
Allo scavo prendono parte numerosi studenti di Atenei statunitensi, europei (Madrid, Bonn, Parigi) e italiani (Firenze, Venezia, Napoli, Perugia, Foggia, Pavia, Padova, Milano). I lavori sono resi possibili, come da molti anni, dal contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
Purtroppo lo scorso 8 agosto la violenta bomba d’acqua che ha imperversato su Orvieto ha provocato danni alle coperture dei mosaici, coprendoli di fanghiglia ed ha completamente allagato l’intero scavo rendendo impossibile la prosecuzione delle indagini per alcuni giorni e dunque riducendo le giornate lavorative. Dei danni è stata data immediata notizia alla Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio dell’Umbria che effettuerà un sopralluogo nel sito.