Lo sciame sismico non è finito e “non ci sono elementi per dire che siamo in fase recessiva”, per questo è importante seguire l’evoluzione della situazione ed è urgente cominciare fin da adesso a mettere in sicurezza gli edifici di tutta Italia, a partire da Lazio, Umbria e Marche.
“Da agosto seguiamo l”evoluzione della situazione nell’Appennino centrale perché questa è una zona assolutamente a rischio da punto di vista sismico e che negli ultimi anni non ha mai smesso di ‘parlare’ “. Lo ha detto alla agenzia di stampa ANSA il presidente della Commissione Grandi Rischi, Sergio Bertolucci al termine della riunione tecnica nella quale i sismologi dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) hanno presentato i primi modelli finora elaborati.
“Oggi abbiamo analizzato i modelli presentati dai sismologi e abbiamo visto che quello che avevamo detto in agosto si è verificato. La faglia interessa la zona compresa tra il Monte Vettore e il Monte Bove e si è mossa per 15-20 chilometri”, ha aggiunto Bertolucci.
“Ad oggi è impossibile dire quando e dove ci sarà un terremoto e per questo è importante tenere sotto osservazione faglie silenziose”.
“Quello che preoccupava – ha affermato ancora Bertolucci – è il fatto che in passato quelle faglie avevano dato origine a forti terremoti, come era accaduto nel 1703, ripetuti più volte nel giro di un mese”.
“La sorveglianza è importante perché ad oggi – ha ripetuto – è impossibile dire quando e dove ci sarà un terremoto”.
Oltre che sul fronte scientifico, per Bertolucci è importante procedere con la messa in sicurezza degli edifici: “la Commissione Grandi Rischi ha una funzione di stimolo verso le istituzioni ed è nostro dovere dire che bisogna lavorare per per mettere gli edifici di tutta l’Italia in sicurezza. Sappiamo che questo richiede 120-130 miliardi, ma bisogna pur cominciare”.
Per Bertolucci “una delle cose fondamentali ora è dare la priorità alla zona compresa tra Umbria, Marche e Lazio”.
“La priorità – per il presidente della Commissione Grandi Rischi – è verificare la vulnerabilità degli edifici strategici, come scuole, comuni e caserme, e incentivare i cittadini ad analizzare dove si trovano, se la loro casa è sicura o meno: è un lavoro che potrebbe essere fatto in tempi ragionevolmente brevi”.
E’ positivo il giudizio di Bertolucci sul lavoro di sensibilizzazione fatto finora sui cittadini: “possiamo dire che è servito ed è un fatto che le persone comincino a considerare che, così come non si può andare in giro su una macchina con i freni rotti, non si può vivere in una casa che non è sicura”.